Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

La dissennata politica dei governi degli ultimi dieci anni oltre ai tagli miliardari alla sicurezza non ha saputo programmare, rinnovare e adeguare alle nuove sfide gli apparati della sicurezza non riconoscendo il percorso di carriera delle persone. Un percorso che, addirittura, veniva bloccato nel 2010 dal governo Berlusconi con il blocco del tetto salariale con una perdita retributiva da parte degli operatori di circa 3,8 miliardi di euro. Basti pensare che a chi veniva promosso al grado e alla funzione superiore non si adeguava lo stipendio. Non solo, con la legge Madia si prevede, altresì, un ridimensionamento dei presidi, che significa: siamo meno, siamo pochi, perciò chiudiamo centinaia di uffici di Polizia sul territorio. Politica dell’investimento? Quale? Il punto è che manca un approccio serio e competente a questi temi che riguardano tutti ma, soprattutto, i cittadini. Le periferie continuano ad essere trascurate  trascurate dagli interessi di amministratori e governo, non si pianifica, non si programma, non si investe, non si forma adeguatamente il personale riducendo le risorse per la formazione.

Questo inizio di anno che, ogni volta, ci auguriamo poter sempre essere migliore rispetto al passato, registra un capodanno di sangue e di terrore in Turchia dove uno o più aggressori armati di Kalashnikov hanno aperto il fuoco contro oltre 600 persone in un night club di Istanbul, nella zona europea con un bilancio ancora provvisorio di 39 persone uccise, di cui 15 di nazionalità straniera e con oltre 70 feriti. Ma non è purtroppo finita perché, poche ore dopo, in Italia, un artificiere della Polizia di Stato è rimasto ferito a Firenze dallo scoppio di un ordigno trovato davanti alla sede di una libreria che fa riferimento a Casa Pound. Mentre sto scrivendo il poliziotto, ferito seriamente, e ricoverato all’ospedale di Careggi avrebbe perso la mano sinistra e l’occhio destro a causa degli effetti dell’esplosione.

Cosa dire? Non mi sembra si inizi al meglio. La spirale del terrore continua a mietere vittime e poco importa se la falce di chi inneggia blasfemamente all’Islam non colpisce l’Europa perché lo fa all’estero, diretta verso interessi o cittadini europei con l’intento di seminare insieme a distruzione e morte anche il caos. A Berlino è morta un’italiana, ad Istanbul, pur sconoscendo la nazionalità delle persone uccise, sappiamo che ben 24 delle vittime sono straniere, quanto basta per rendere la strage maledettamente internazionale.

Tagli alle risorse, contratto fermo da otto anni, tecnologie non adeguate, mezzi obsoleti

Credo che abbia ragione il ministro Marco Minniti, quando afferma che la guardia va tenuta altissima in Italia e non solo ma siamo pronti e preparati nel farlo? Il 2016 che si “chiude” aveva coinciso con la speranza che, per una volta e finalmente, si potesse invertire la cronica tendenza che ha debilitato, su troppi fronti, le forze di Polizia e la sicurezza del nostro Paese, questo perché qualcosa sembrava muoversi sul versante delle risorse ma la lentezza del nostro sistema e la continua fibrillazione politica non ci aiuta. Già da prima i tagli alle risorse, il blocco del turnover come quello stipendiale avevano infatti acuito – in negativo – l’operatività delle donne e degli uomini che garantiscono la sicurezza e il cui contratto è fermo da ormai ben otto lunghi anni con un’età media di 45 anni, mezzi obsoleti, tecnologie non adeguate, vestiario insoddisfacente e poco all’altezza delle funzioni e dei compiti operativi, ambienti di lavoro e uffici insalubri, questo per fare solo alcuni esempi.

Due feriti, due poliziotti che ancora una volta hanno fatto da scudo

La speranza per il 2107 è che si possano mettere al più presto a “regime” le risorse ad oggi destinate agli operatori con sempre maggiori investimenti necessari e utili per rendere il nostro lavoro sempre meno difficile e gravoso perché è sulle spalle di ogni singolo poliziotto carabiniere o finanziere che si “regge” un simile sistema di prevenzione e la dimostrazione l’abbiamo avuta alle tre del mattino a Sesto San Giovanni la vigilia di Natale e alle 5 di questa mattina a Firenze con l’individuazione dell’ordigno che, purtroppo, è detonato con le conseguenze che conosciamo. Quindi due feriti tra le forze dell’ordine, due poliziotti che hanno fatto – ancora una volta – da scudo.

Il tema del turnover è strategico ma poco e male  vede la necessaria attenzione  dalle forze politiche in generale che, troppo spesso, oltre alle dichiarazioni di vicinanza e stima che non costano niente, poco o nulla si interessano del destino delle forze di Polizia del Paese. Dico questo perché da oltre vent’anni, è stata la politica ad aver creato le condizioni per il cattivo funzionamento degli apparati della sicurezza avendo di fatto impedito l’immissione di giovani dalla vita civile in seno a Polizia, Carabinieri e GdF che oggi si trova con personale anziano, con una bassissima presenza di genere e con carenze di organico pari al 12% .

La politica “ha invecchiato gli addetti alla sicurezza riducendo  il turn over del 55%”

Come è stato possibile? Assumendo sempre e comunque dal mondo militare grazie ad un provvedimento del Parlamento che ha di fatto impedito le assunzioni dirette di personale che sarebbe stato anagraficamente più giovane con un maggior numero di donne. La politica ha “invecchiato” le forze di Polizia a tal punto che, riducendo per sei anni del 55% il turnover, tra il 2022 e il 2028, Polizia Carabinieri e Finanza perderanno in poco tempo fino al 40% degli organici per raggiunti limiti di età in un panorama dove dalle 103.000 unità del 2008 siamo passati alle 98.000 unità odierne a fronte di un organico previsto di 118.000 uomini per la sola Polizia di Stato.

Si chiudono centinaia di uffici di Polizia sul territorio

Perdita di personale ma, anche, di importanti professionalità. La dissennata politica dei governi degli ultimi dieci anni oltre ai tagli miliardari alla sicurezza non ha saputo programmare, rinnovare e adeguare alle nuove sfide gli apparati della sicurezza non riconoscendo il percorso di carriera delle persone. Un percorso che, addirittura, veniva bloccato nel 2010 dal governo Berlusconi con il blocco del tetto salariale con una perdita retributiva da parte degli operatori di circa 3,8 miliardi di euro. Basti pensare che a chi veniva promosso al grado e alla funzione superiore non si adeguava lo stipendio. Non solo, con la legge Madia si prevede, altresì, un ridimensionamento dei presidi, che significa: siamo meno, siamo pochi, perciò chiudiamo centinaia di uffici di Polizia sul territorio. Politica dell’investimento? Quale? Il punto è che manca un approccio serio e competente a questi temi che riguardano tutti ma, soprattutto, i cittadini. Le periferie continuano ad essere trascurate  trascurate dagli interessi di amministratori e governo, non si pianifica, non si programma, non si investe, non si forma adeguatamente il personale riducendo le risorse per la formazione.

I risultati, quando arrivano, dipendono da abnegazione e sacrificio dei singoli

I risultati, se arrivano, non dipendono dal mirabolante lavoro della politica ma dalla abnegazione e dal sacrificio dei singoli che, come nel caso di Firenze, rischiano spesso la vita ma in ogni occasione, in passato, erano i ministri a vantarsi per gli arresti e le operazioni. Una volta mi capitò di ribattere ad un ministro che  si era vantato di una certa situazione, l’arresto di un latitante, dicendogli che questo lo si doveva unicamente al lavoro e al sacrificio delle forze dell’ordine e della magistratura. Manca consapevolezza, competenza e conoscenza dei problemi della gente in divisa. Il compito che come Silp Cgil ci siamo dati è quello di proseguire lungo la strada del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del nostro comparto consapevoli delle difficoltà che abbiamo innanzi a noi complice una politica che è stata per troppo tempo sorda e miope verso la categoria e verso i cittadini del nostro Paese.

Cosa chiediamo? Interesse e riconoscenza veri e non solo a parole. Maggior competenza da parte di chi viene assegnato a dicasteri importanti e strategici come quello dell’interno, una pianificazione e programmazione reale capace di guardare avanti e non solo alla punta dei propri piedi. Nel 1981 nei cosiddetti anni di piombo, di fronte ad una escalation come quella del terrorismo si riformò la Polizia, si creò l’autorità di Pubblica Sicurezza, ora cosa rimane di tutto questo? Una crescente militarizzazione degli apparati che, a partire da oggi, trasforma un corpo di polizia da sempre a vocazione civile in militare. La sicurezza Pubblica doveva essere gestita da una autorità civile e ben preparata che interagisse con i cittadini. Cosa rimane di quella ardita riforma di 35 anni fa? Ben poco e questo sempre per volontà di una politica sorda e miope.

Leggi di bilancio e provvedimenti dei governi non hanno dato risposte credibili

Mi dispiace dovermi sempre ripetere ma se la normativa di questi ultimi dieci anni, le leggi di bilancio e i provvedimenti dei governi che si sono succeduti, non hanno saputo dare risposte credibili alla cittadinanza e agli operatori oggi non si può più fare finta di non vedere o di non assumersi le responsabilità che ci competono. O si corre immediatamente ai ripari invertendo questa tendenza oppure saremo veramente a rischio e a nulla servirà militarizzare il territorio con estemporanei interventi “mitra alla mano” perché come dimostra la dinamica dell’attentato di Berlino ci si radicalizza nelle carceri e il legame con la criminalità grande o piccola  è una realtà che si combatte non con i militari agli angoli delle strade ma con una intelligence preparata e con adeguate risorse come con un “reale controllo del territorio” ma con chi è con che cosa? Con il personale che non ci sarà e con quello che abbiamo oggi, demotivato dalle mancate promesse di investimenti, stufo di tirare la carretta in condizioni come queste? Meno parole e più fatti, solo così il nuovo anno ci preserverà il più possibile da minacce o attentati, il resto sono solamente chiacchiere.

*Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil