Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Nanni Moretti nel suo film Palombella Rossa oltre a far dire al proprio personaggio “Michele” che bisogna trovare le parole giuste perché le parole sono importanti, dice anche: “Chi parla male, pensa male e vive male.”

So di ripetermi come quando ho recentemente citato Carlo Levi e le “parole usate come pietre” ma questo incessante profluvio di parole esternate di continuo da un ministro, quello dell’Interno, che - ormai -, “tracima ovunque” per spazi, argomenti e temi dove, spesso, si accavallano due ruoli che dovrebbero restare necessariamente distinti mi costringe a riprendere l’argomento. 

Il riferimento va, ovviamente, alla funzione di ministro dell’Interno e a quello di leader della Lega.

Stare seduti al Viminale tentando di mantenere sempre il consenso in ragione delle promesse fatte durante la campagna elettorale non sarà sicuramente cosa facile ma che esponga a continui rischi rispetto ad un ruolo che è, comunque, di garanzia per il Paese è, perlopiù, palesemente evidente. 

Una questione di buon senso vorrebbe che si tenessero separate le due cose facendo sì che il responsabile di un così importante ministero non si trovi, anche suo malgrado, coinvolto in vicende come quella che lo vede denunciato per istigazione all’odio razziale per la frase: “finita la pacchia per i migranti”.

Credo infatti, aldilà  del diverso modo di vedere o pensare, che tutto questo sarebbe auspicabile e doveroso per il Paese e per tutti coloro che lo servono a qualsiasi livello, comprese le donne e gli uomini che si occupano di sicurezza e che credono nei valori costituzionali per i quali hanno prestato giuramento all’atto del proprio ingresso in servizio.

Questo nostro “spirito di servizio” che si ispira ad un’etica che dipende anche dai nostri comportamenti o atteggiamenti e che è finalizzata alla tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini va salvaguardato sempre e comunque tanto da diventare inconciliabile con tutto ciò, comprese le parole, che risultano ostili ad un simile codice deontologico.

Per questo, pur non volendo pensare male, mi auguro che si possa ritornare, al più presto, a ragionare con pacatezza dei veri problemi che riguardano il Paese che, per noi, sono la lotta alla criminalità organizzata e a quella urbana, alla corruzione e all’illegalità diffusa; temi per i quali continueremo a fornire il nostro contributo nella speranza di cambiare sul serio argomento.

Daniele Tissone
Segretario Generale SILP CGIL