Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Se non stessimo parlando di cose terribilmente serie, verrebbe quasi da ridere.

Fino a poco tempo fa, imperversavano progetti, spesso stravaganti, di riforma del comparto sicurezza. Non c’era giorno che qualche esponente del mondo politico non rilasciasse qualche dichiarazione in merito ad una diversa dislocazione delle FF. di PP.. Si voleva trasmettere all’opinione pubblica (ma esiste ancora?) l’idea che fosse imminente una vera e propria rivoluzione circa i compiti Istituzionali delle varie Polizie.

Si è sentito davvero  tutto e il contrario di tutto. I Corpi di Polizia dello Stato italiano sembravano fossero diventati improvvisamente delle Entità così malleabili, quasi evanescenti, che potessero essere rivoltati come dei calzini.

Si faceva finta di dimenticare che, quando si parla di Polizie, si parla di sicurezza, di uso legittimo della forza, di gestione equilibrata delle proteste di piazza, di prevenzione e repressione di reati, talvolta gravi e/o ripugnanti, di contrasto all’evasione ed elusione fiscale, di controllo della spesa pubblica e chi ne ha più ne metta.

Insomma, su questo sito è stato più volte sottolineato che, se si discute di Forze di Polizia, si discute inevitabilmente di gestione di compiti estremamente delicati  e, particolarmente, in uno Stato di diritto, anzi in uno Stato costituzionale. Infatti, e soprattutto in quest’ultimo che il delicato equilibrio tra sicurezza e libertà assume una particolare e significativa valenza in ordine alla costruzione di una cittadinanza politica e sociale e, aggiungerei, di genere.

L’inquietante povertà del dibattito pubblico e politico ha poca o nulla coscienza del fatto che dibattere, argomentare sulle tematiche della sicurezza coinvolge in pieno questioni fondamenti del patto di cittadinanza, del senso profondo dello stare insieme pacificamente, senza far ricorso alle armi, se non sulla base di quanto prescritto dalle leggi.  E questa considerazione è ancora più importante in tempo di gravissima crisi economica.

Purtroppo, anche l’intellettualità di questo Paese è silente su questi argomenti. E pure ci sono state in Italia stagioni così culturalmente ricche e coinvolgenti che anche le questioni attinenti alla sicurezza trovavano una loro contestualizzazione. Si riusciva in qualche modo a delineare una collocazione nel processo democratico. Eh si, sono davvero lontani i tempi della citatissima poesia di P.P. Pasolini, spesso inopinatamente, scritta e pubblicata dopo gli scontri di valle Giulia.

A questo proposito, è davvero sorprendente la contraddizione che emerge tra una sterminata produzione di romanzi, di film e di serie televisive i cui protagonisti sono spesso appartenenti alle FF.OO. e la “piccineria culturale” che questo Paese produce, nel suo complesso, in ordine alla tenuta della sicurezza democratica.

Infatti, ascoltiamo  su questi argomenti così delicati  roboanti dichiarazioni che si sostanziano soprattutto in tagli di spesa,  naturale espressione di vaghe e improvvisate idee.

Se la politica vuole provare a riprendere lo scettro delle decisioni, in questo delicato settore occorrerebbe provare, innanzitutto, a fare un bilancio storico/culturale di quello che è successo nella galassia delle Polizie dalla 121 del 1981 ad oggi e, sulla base delle luci e delle ombre che sono emerse, provare a normare conseguenzialmente.

Senza entrare nello specifico, Ficiesse lo ha fatto diverse volte, la netta percezione che emerge è che manca completamente una strategia riformista che sia basata su una precisa visione culturale relativa alle forze di Polizia.

Addirittura il Governo vuol farci credere di avere fatto una cosa importantissima perché sta facendo accorpare il Corpo Forestale dello Stato in un’altra Forza di Polizia, senza precisare ancora quale. Il fatto che si possa ritenere quasi un dettaglio non precisare in quale Corpo di Polizia  far transitare il C.F.S. dimostra, ancora di più e in modo plastico, la totale improvvisazione. Si vuole soltanto presentare agli elettori la decisione della soppressione del CFS, quindi, solo tagli della spesa pubblica.

Pertanto, occorre invertire la rotta. Bisogna sensibilizzare quanto più possibile tutti questi soggetti, collettivi e non, che sono veramente  attenti al bene comune e chiamarli ad un approfondito confronto su questi argomenti al fine di suscitare non solo delle pertinenti decisioni da parte del Governo, ma anche per risvegliare le intorpidite coscienze su queste tematiche e non interessarsene solo quando si crea il drammatico caso eclatante.

Vincenzo Vacca

Segretario Nazionale Ficiesse

Argomento: 
Guardia di Finanza