Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

E' all'esame della Commisssione Difesa della camera lo Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom.

Le preoccupazioni del Comitato "Vittime del Monte Venda" su alcune criticità del testo che tenderebbero ad escludere tutto l'apparatodella  Difesa dalla normativa della Direttiva Euratom.

 

In particolare l'articolo 242. in cui si prevede che, "al Ministero della difesa, tenuto conto delle particolari esigenze connesse ai compiti istituzionali delle Forze armate in tempo di pace, si applicano le disposizioni contenute nel decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 in materia di norme di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dalle esposizioni alle radiazioni ionizzanti".

Di seguito l'appello del Comitato Monte Venda inviato ai deputati della Camera e commissione Difesa.

 

AI SIGNORI ONOREVOLI

DELLA COMMISSIONE DIFESA

CAMERA DEI DEPUTATI

OGGETTO: Decreto legislativo in attuazione della direttiva Euratom 2013/59.

Il sottoscritto Maresciallo 1^ Cl .Sc. in congedo Leone GRAZZINI, in qualità di portavoce del Comitato “Vittime del Monte Venda”, nella consapevolezza del particolare lavoro che siete chiamati a svolgere circa il parere al decreto legislativo richiamato in oggetto, osserva quanto segue:

Il Comitato, che mi pregio rappresentare, è nato a seguito dell'evolversi della tragica situazione che ha visto molte decine di colleghi deceduti per tumore al polmone (e altre decine per altre patologie tumorali) a seguito dell’esposizione ad altissime concentrazioni di gas radon e per periodi molto lunghi. Non sto qui a descrivere le caratteristiche di questo micidiale gas perchè certamente tutti voi ne avete cognizione.

Però potrei raccontarvi delle condizioni di lavoro e delle pene sofferte durante la malattia dai nostri colleghi e subito dopo dai familiari superstiti. Di tutto questo se ne è ampiamento discusso nel corso del procedimento penale condotto dalla Procura di Padova proprio sull'accertamento delle responsabilità penali all'interno dell'apparato del Ministero della Difesa e in particolare dei vertici militari.

La finalità del nostro Comitato non è stata mai quella di ricercare responsabilità ma solo quella di essere di aiuto alle vedove e agli orfani per qualsivoglia bisogno. L'inchiesta di cui sopra ha portato alla condanna in primo grado di uno dei vertici imputati, che è poi stato assolto in appello "per non aver commesso il fatto". Quello che emerge da tutto questo è che non si è poi riusciti a trovare nell'ambito ministeriale della Difesa chi avrebbe dovuto tutelare la salute di quei lavoratori in divisa e chi invece avrebbe dovuto addottare soluzioni logistiche intese ad evitare l'esposizione a quelle altissime concentrazioni di radon che hanno poi seminato tanta sofferenza e tante morti.

Le vedove e gli orfani, chiusi nel loro dolore, da subito hanno soltanto auspicato che quanto successo a loro non capitasse ad altri.

Tutti abbiamo sempre sperato che si arrivasse ad introdurre nel sistema una normativa che tutelasse la salute del personale militare e che tutto questo potesse essere garantito da un Istituto esterno che, IN TEMPO DI PACE, avesse compiti di supervisione all'interno di tutti i posti di lavoro nessuno escluso.

E' servita l'Europa per arrivare dopo tantissimi anni a poter dare ai militari anche la possibilità di avvalersi di un sindacato, ed è sempre l'Europa che ci indica attrraverso la direttiva Euratom un modo diverso per tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori esposti ai rischi da radon e non solo..

Se ci fossero stati in passato organismi di rappresentanza del personale esterni alla Forza Armata e, nel contempo direttive chiare e rigide nei controlli, siamo certi che oggi noi non staremmo a piangere tutti quei morti che si sono avuti tra il personale in servizio presso l'ex 1° R.O.C. Monte Venda.

Il decreto legislativo in argomento nell'insieme raccoglie molte cose che vanno nella giusta direzione. Noi ci siamo limitati a ragionare sugli articoli che riguardano il radon proprio perchè forti e ancora freschi di questa terribile esperienza vissuta.

Di seguito esprimiamo alcune perplessità che potrebbero essere utili alle SS.LL. nel fare una giusta valutazione nell'eprimere il parere richiestovi:

Articolo 10 – Piano nazionale di azione per il radon

.. non è menzionato il Ministero della Difesa tra quelli che propongono l’adozione del piano nazionale d’azione per il radon concernente i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon.

 

Articolo 12 – Livelli di riferimento radon.

…… il comma 2 prevede la possibilità di individuare i livelli inferiori di riferimento (va bene). Se fosse al contrario, si andrebbe a vanificare lo spirito della direttiva che mira innanzitutto a tutelare la salute dei lavoratori (sulla base di esperienze vissute al1° R.O.C. Monte Venda)

 

Articolo 17 – Obblighi dell’esercente

…….anche in questo articolo (vedi comma 3), appare evidente come i fattori economici e sociali riescano ad avere prevalenza sulla salute di lavoratori e cittadini.

 

Articolo 18 -

..poterebbe sembrare adeguato il tempo per l’invio delle misurazioni (un mese) questo però non dovrebbe incontrare difficoltà di tipo burocratico . Trattandosi di documento strettamente legato alla tutela della salute, potrebbero essere previsti tempi più brevi anche in considerazione che negli ambiti ministeriali tutte le pratiche sono ormai informatizzate –

 

Articolo 242 – Disposizioni particolari per il Ministero Difesa

Il contenuto di questo articolo, confermerebbe le perplessità espresse a riguardo dell’articolo 9. In considerazione del fatto che si citano le particolari esigenze connesse a compiti istituzionali delle FFAA in tempo di pace, l’articolo tenderebbe ad escludere a priori tutto l’apparato della Difesa dalla normativa di cui alla Direttiva Euratom e la sgancerebbe completamente da ogni forma di controllo da parte dell’ ISIN.

 

Questo desta forti perplessità proprio per la atipicità del lavoro dei militari e l’esistenza di una condizione disciplinare tipica del sistema. Ed è proprio qui il cuore del problema perchè noi siamo costretti a collegare il conternuto di questo articolo a tutto quello che non ha funzionato in passato e che, ripeto, ha causato sofferenza morte e ancora fortissima preoccupazione tra il personale militare superstite il quale continua a sottoporsi a monitoraggio sanitario vivendo comunque un calvario psicologico.

Un accorato appello lanciamo ora a Voi che ci rappresentate tutti, con la certezza che nelle Vostre scelte vi sia un sincero pensiero a quanti per colpa del radon hanno perso la vita e quindi valutare in modo positivo che ci possa essere un Organismo esterno all'apparato militare che possa sovraintendere al rispetto della nuova normativa.

Riteniamo che questo compito possa spettare esclusivamente all'ISIN anche al fine di non creare confusione nelle competenze su una materia cosi delicata.

Ora, a nome di tuti i nostri iscritti, delle vedove , degli orfani e di tutti quelli che vivono ancora nella paura di ammalarsi, auguro alle SSLL buon lavoro, sperando che quanto sopra evidenziato possa servire ad evitare gli errori del passato e che non consideraste i Militari come un pezzo staccato dello Stato ma come parte integrante dell'intero sistema con tutti i diritti che i lavoratori hanno sulla salvaguardia della salute.

Ritenendo di far cosa utile si propongono le osservazioni di cui sopra all’attenzione dei Signori Onorevoli Capigruppo chiamati a discutere e approvare il decreto in argomento.

 

Porgiamo cordiali saluti

 

Abano Terme 16 aprile 2020 Cav. Leone GRAZZINI

 

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