Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

 In un futuro prossimo, quasi la metà dei militari italiani sarà ‘a tempo’: niente più “soldati a vita”, dunque, perché se si continua di questo passo le nostre forze armate saranno troppo vecchie. E’ stato lo stesso ministro della Difesa Roberta Pinotti ad annunciare la svolta, al termine di un Consiglio dei Ministri che ha approvato un provvedimento di delega per l’attuazione del Libro Bianco della Difesa, il documento programmatico del ministero contenente le linee guida per la riforma complessiva dello strumento militare.

“Oggi – ha spiegato il ministro – abbiamo l’82% dei dipendenti della Difesa con contratto a tempo indeterminato e questo produce drammatici effetti sull’invecchiamento del personale, con l’età media che è di 38 anni: noi ci proponiamo un modello che preveda il 60% a contratto indeterminato ed un 40% che, dopo alcuni anni di esperienza militare, venga accompagnato a lavori diversi”.

Una “rimodulazione del modello professionale”, come sottolinea il comunicato di palazzo Chigi, “da realizzare mediante un incremento della aliquota di personale a tempo determinato e un proporzionale decremento di quella del personale in servizio permanente”.

“Abbiamo bisogno di ricalibrare gli obiettivi generali” ha detto ancora il ministro, sottolineando che l’aggiornamento del Libro Bianco non potrà non tenere conto delle nuove sfide che attendono la difesa nei prossimi anni.

Il “decremento”, tra l’altro, è già in atto: da un modello a 190mila uomini, le forze armate italiane sono passate oggi a 167mila e saranno 150mila nel 2024. E “stiamo anche riducendo il personale civile”. C’è però la necessità di “essere più moderni, efficienti ed evitare duplicazioni”.

Come fare? Secondo il ministro aumentando la quota di coloro che faranno i militari a tempo. “Oggi – ha ribadito – l’82% degli appartenenti alle forze armate ha un contratto a tempo indeterminato. Entra e rimane fino alla pensione e soltanto il 18% non fa il militare per sempre”.

Una situazione che “produce un effetto invecchiamento drammatico”, soprattutto per il tipo di lavoro svolto dai militari. Ecco perché, con la delega avuta dal governo “ci proponiamo di immaginare un modello 60-40: in futuro, il 60% di chi entra potrà continuare per sempre la carriera militare, ma un 40%, dopo alcuni anni, dovrà essere accompagnato a lavori diversi” e lasciare Esercito, Marina e Aeronautica. Nessuno di loro, ha voluto però precisare il ministro, “sarà certamente abbandonato”.

 

Stralcio dal Comunicato del Consiglio dei Ministri:

 

REVISIONE E RIORGANIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE E DEL FUNZIONAMENTO DELLE FORZE ARMATE
Deleghe al Governo per la revisione del modello operativo delle Forze Armate, la rimodulazione del modello professionale e in materia di personale delle Forze Armate e la riorganizzazione del sistema della formazione (disegno di legge)

 

Il Consiglio dei ministri, su proposta della Ministra della difesa Roberta Pinotti, ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per la riorganizzazione dei vertici del Ministero della difesa e delle relative strutture, la revisione del modello operativo delle Forze Armate, la rimodulazione del modello professionale e in materia di personale delle Forze Armate e la riorganizzazione del sistema della formazione.

Il progetto di riforma, che dà concreta attuazione al Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, delinea, con una prospettiva di medio termine, lo strumento militare che possa meglio assolvere i compiti di sicurezza internazionale e di difesa, individuando al contempo il modello di governance e di conseguente organizzazione che possa garantire la rispondenza a moderni criteri di efficacia, efficienza ed economicità.

A tal fine, sono individuati quattro ambiti di intervento:

- la revisione della governance, con l’obiettivo di ridurre il livello di risorse umane e finanziarie necessarie per le funzioni di direzione e supporto, a parità di capacità operative esprimibili, consentendo una più efficace direzione politica e un’azione armonica e sinergica delle diverse componenti dello strumento militare;
- l’adeguamento del modello operativo, mediante: il passaggio da una visione interforze delle Forze armate ad una maggiore integrazione fra le varie componenti, nel rispetto degli specifici domini di azione; l’eliminazione delle duplicazioni organizzative e funzionali; la riduzione dei livelli gerarchici e la semplificazione delle procedure; il rafforzamento delle capacità operative dello strumento militare con quelle delle organizzazioni internazionali di riferimento;
- la conseguente rimodulazione del modello professionale, da realizzare mediante un incremento della aliquota di personale a tempo determinato e un proporzionale decremento di quella del personale in servizio permanente, in modo da assicurare la graduale diminuzione dell’età media dei militari in servizio;
- la politica scientifica, industriale e di innovazione tecnologica della Difesa nell’ambito delle relative attribuzioni, con l’introduzione di modelli organizzativi che assicurino una collaborazione ad ampio spettro tra la Difesa, l’industria e il mondo universitario e della ricerca.

Attraverso il progetto di riforma, inoltre, lo strumento militare risulterà più allineato con quelli degli altri principali Paesi europei e questo favorirà una maggiore collaborazione nel campo della sicurezza e difesa europea.

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Argomento: 
Attualità e Politica