Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una interessante analisi di  Vincenzo Vacca, Segretario Nazionale Ficiesse.

""La necessità di coniugare un necessario sistema di polizia preventiva e repressiva con il mantenimento delle garanzie costituzionali previste sia nel nostro ordinamento nazionale che in quello europeo.

Da questo punto di vista, l’Europa deve dotarsi, senza indugiare in ulteriori colpevoli ritardi, di una Procura Federale per i reati di terrorismo, operativa in tempi brevissimi, e di una Polizia Federale che dipenda funzionalmente dalla menzionata Procura.

Dobbiamo essere sempre più consapevoli che o ci salviamo insieme o andiamo a picco tutti.

A livello nazionale è indispensabile investire nella sicurezza, nella cura delle nostre periferie, nei sobborghi urbani e nella creazione di scuole e spazi di formazione umana e democratica a tutti i livelli..."

di Vincenzo Vacca

 

Io credo che una associazione come Ficiesse che vuole caratterizzarsi per essere una associazione che pone al centro del dibattito pubblico e politico le problematiche attinenti gli appartenenti alle Forze dell’ordine, con particolare riferimento, ancorchè non in modo esaustivo, ai militari della Guardia di Finanza, debba prendere parte con le sue idee e con le sue proposte anche alla discussione e al confronto rispetto a quella che sta diventando una angoscia collettiva, anzi, come si suol dire adesso, a una angoscia globale.

La partecipazione al confronto, spesso aspro, circa cosa si debba fare e che genere di provvedimenti occorre prendere per difendersi dal terrorismo jihadista, penso, sia importante e necessaria.

Ricordiamo sempre che quello che è stato il movimento dei poliziotti, sostenuti da larga parte dell’opinione pubblica nonché da sindacati, partiti, intellettuali che ha portato alla smilitarizzazione e alla sindacalizzazione della Polizia, ha dovuto confrontarsi inevitabilmente con l’allora terrorismo rosso e lo stragismo neofascista.

 

Tornando ai nostri tempi, è pleonastico dire che la strage avvenuta a Bruxelles - purtroppo non è stata l’ultima - ha scosso tutti perché ha definitivamente confermato, caso mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che l’Europa è diventata un obiettivo principale del terrorismo jihadista. Il cosidetto Stato Islamico ha portato la guerra nel continente europeo per vari motivi. Certamente perché alcuni paesi hanno osato contrastare il Califfato in Siria e in Iraq. Il messaggio è fin troppo chiaro: se ci attaccate a Raqqa o a Musil, la nostra reazione sarà immediata e devastante, coniugando sciaguratamente parole e fatti.

Secondo molti osservatori, un altro messaggio insanguinato, forse ancora più importante nell’ottica dell’Isis, è rivolto al mondo variegato dell’Islam radicale, del quale l’Isis sta diventando sempre più il dominus. In questo universo è in corso da tempo una lotta per l’egemonia, con l’Isis che sta soppiantando al Qaeda. Una egemonia che non si fonda solo sulla capacità terroristica – militare ma sulla suggestione che il cosidetto “califfato” mostra di saper esercitare soprattutto nel mondo sunnita.

 

Ma tornando all’Europa, credo che da parte dell’Unione Europa sia giunto il momento non più rinviabile di prendere delle concrete decisioni, superando dei gravissimi ritardi.

Io credo che una delle scommesse del terrore punta a condizionarci e a far cambiare le nostre vite.

La paura, se diventa isteria collettiva, diventa ingovernabile e diventerà difficilissimo arginare delle proposte che si stanno facendo già strada tendenti ad abolire le nostre libertà e i nostri diritti così faticosamente conquistati nel corso dei secoli. Queste operazioni procedono all’inizio in modo morbido, e successivamente, in modo sempre più deciso, Non è un caso se, giustamente, si dice che l’Europa è la culla dei diritti, ma questi sono stati il frutto di lotte, di battaglie e anche di ben due guerre mondiali, definite dagli storici guerre civili europee. Delle guerre civili che, avendo prodotto milioni e milioni di morti, hanno sedimentato nella coscienza europea che i contrasti vanno composti soprattutto con la diplomazia e con il dialogo e che nelle gestione degli Stati e delle loro relative Istituzioni occorre recepire, con un adeguato quadro normativo, le istanze dei governati, cioè occorre promuovere la partecipazione civile e democratica.

E’ chiaro che rispetto a delle stragi vigliacche e inumane, il nostro continente deve difendersi, adottando tutte le misure necessarie, ma senza venir meno ai nostri principii democratici e costituzionali.

Io credo che si possa e si debba coniugare un necessario sistema di polizia preventiva e repressiva con il mantenimento delle garanzie costituzionali previste sia nel nostro ordinamento nazionale che in quello europeo.

Da questo punto di vista, l’Europa deve dotarsi, senza indugiare in ulteriori colpevoli ritardi, di una Procura Federale per i reati di terrorismo, operativa in tempi brevissimi, e di una Polizia Federale che dipenda funzionalmente dalla menzionata Procura.

Condivido in pieno la proposta formulata di istituire un Ministro dell’Interno dell’Unione Europea.

Dobbiamo essere sempre più consapevoli che o ci salviamo insieme o andiamo a picco tutti.

Scopro l’acqua calda se dico che il mancato flusso di notizie tra le varie Polizie, o quanto meno la non tempestività di comunicazioni tra Polizie di diversi Stati, ha facilitato il  movimento dei terroristi che hanno poi compiuto quello che sappiamo.

A livello nazionale è indispensabile investire nella sicurezza, nella cura delle nostre periferie, nei sobborghi urbani e nella creazione di scuole e spazi di formazione umana e democratica a tutti i livelli.

Concludo richiamando quello che stavo indicando all’inizio dell’articolo e cioè che il “movimento dei carbonari”, come veniva chiamato il movimento dei poliziotti che ottenne alla fine il riconoscimento dei propri diritti, divenne anche protagonista di primo piano nell’evitare un imbarbarimento della nostra società e uno strenuo difensore delle garanzie costituzionali, pur in presenza di un attacco violento e terroristico alla nostra democrazia.

 

Vincenzo Vacca

 

Segretario Nazionale Ficiesse 

 

 

 

 

 

 

 

 

  


  

 

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