Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

La crescente domanda di protezione che viene sollevata dalle fasce sociali più indifese del Paese, la mancanza di posti di lavoro,  stipendi bassi, assenza di politiche sociali inclusive, le tutele individuali….sono alcuni dei temi che affrontiamo in questa nostra intervista con il Presidente dell'Inca a cui abbiamo chiesto un focus sulla crisi che attanaglia il nostro paese e sugli  interventi che in questi ultimi anni sono stati effettuati di fronte all’aumento delle disuguaglianze sociali.

   Pagliaro. La domanda di protezione che ci viene rivolta, purtroppo, è costantemente influenzata dalla crescita delle diseguaglianze. Da quello che possiamo osservare dalla nostra prospettiva, le disuguaglianze crescono in ogni ambito della società, perché viviamo in un Paese dove il 4,5% della popolazione vive in condizione di grave deprivazione sociale e materiale e dove, addirittura, quasi un quarto della popolazione
(il 24,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale. Altro aspetto che caratterizza il mondo del lavoro odierno è che il 14,9%, delle lavoratrici e dei lavoratori ha un reddito
inferiore o pari a 9.000 euro. Se si considerano anche i redditi complessivi inferiori o uguali a 11.000 euro, ovvero quelli dei lavoratori poveri (working poor), si arriva ad una
percentuale di lavoratrici e lavoratori pari al 19,5%; mentre si raggiunge il 29,4% tra quanti hanno un reddito complessivo che non va oltre i 15.000 euro e che possiamo definire
“vulnerabili”, ovvero a rischio di povertà di fronte ad un evento inaspettato o fuori dall’ordinario (malattia, divorzio o perfino la nascita di un figlio).
Non c’è dubbio che sono necessarie politiche economiche all’insegna della discontinuità; politiche espansive e soprattutto investimenti capaci di spendere sino all’ultimo centesimo
delle risorse del PNRR. E non solo. È necessario, ripartire da ambiti strategici come quello dalla sanità, dell’istruzione, dei trasporti, dell’agricoltura, del turismo, dell’industria e della
manifattura con una visione capace da un lato, di applicare i dettami della nostra “Costituzione” e dall’altro, di rendere governabili le transizioni: da quella ambientale a
quella digitale; senza doverle subire. L’obiettivo è quello di costruire una società più giusta,equa e soprattutto capace di offrite una prospettiva alle giovani generazioni e di dare
certezze agli anziani e ai lavoratori. Di certo non si può fare cassa tagliando, per esempio, la rivalutazione delle pensioni o le risorse destinate alla sanità pubblica, come purtroppo
sta procedendo l’attuale governo con l’ultima manovra di bilancio. Sono invece necessarie risposte adeguate e coerenti per combattere la precarietà del lavoro, per rafforzare il
sistema sanitario pubblico, per aumentare le retribuzioni e conseguentemente la capacità di spesa dei lavoratori e delle lavoratrici.

 

D. Le donne e i residenti al Sud hanno redditi più bassi. A scontare una peggiore condizione reddituale sono le donne. Nel dettaglio, queste ultime sono il 21,7% delle persone che
possono contare su 9.000 euro annui (gli uomini il 7,1%). Le lavoratrici che hanno redditi inferiori o uguali a 11.000 euro sono il 27,9% (gli uomini il 9,8%) e sono il 40,9% delle persone
povere o comunque vulnerabili.

 

Pagliaro. Non vi è dubbio che le donne rientrino tra quelle categorie, che pagano il prezzo più alto, al pari dei tantissimi giovani, che spesso decidono di lasciare il nostro Paese

anche quando sono in possesso di competenze tecnico-scientifiche piuttosto importanti.
Per quanto riguarda le donne, c’è da sottolineare che su di loro ricade il maggior carico del cosiddetto “lavoro di cura” in famiglia, per anziani e figli, senza aver nessun tipo di
riconoscimento o agevolazione, che possa supportarle. Anzi, le donne figurano tra quelle che sono state pesantemente penalizzate dalla riforma delle pensioni Monti-Fornero. Il
loro talento sul lavoro non viene quasi mai adeguatamente riconosciuto. Basti pensare che ancor oggi le donne, a parità di livello con i loro colleghi maschi, guadagnano molto meno.
Voglio ricordare, infatti, che l’Italia si colloca al 125° posto, su 153 Paesi nel Mondo, per differenze di genere. Le donne non hanno le stesse opportunità e anche quando riescono
ad emergere fanno molto fatica a vedersi riconoscere adeguate retribuzioni, al pari degli uomini. Tutto ciò oltre a privare il nostro Paese di tanti talenti, vanifica il principio delle “pari
opportunità”, che pur essendo sancito dalla nostra Costituzione, è lontano dall’essere applicato.

 

D-  Durante la pandemia - gli Istituti di Patronato hanno svolto un ruolo quasi di supplenza della Pubblica amministrazione. Lei presiede uno dei più grandi Patronati del Paese; proprio alla luce dell’esperienza avuta durante la pandemia, può affermare che il ruolo dei patronati sia accresciuto e ritiene che vi sia la consapevolezza di ciò?

 

Pagliaro. È vero, durante la pandemia simo stati a tutti gli effetti, come ci piace affermare, “presidio di prossimità”, e quando le principali istituzioni pubbliche del Paese hanno chiuso
gli sportelli al pubblico a causa della dichiarata emergenza sanitaria, le nostre sedi sono state prese d’assalto. Superando non poche difficoltà, siamo riusciti a dare risposte e un
aiuto concreto; in pochissimo tempo abbiamo cambiato le nostre abitudini, le nostre modalità organizzative del lavoro; abbiamo reso sicure le nostre sedi per garantire la
continuità dei servizi di assistenza e tutela. Gli stessi governi, che hanno gestito quella particolare e delicata fase del Paese, si sono accorti di noi, così come è successo alle
cittadine e ai cittadini, che hanno trovato nelle nostre operatrici e operatori un punto di ascolto importante. Ciò ha permesso di sviluppare la consapevolezza di quanto fossimo
diventati preziosi per loro. E la fase non si è ancora esaurita. Viviamo in una società che cambia con ritmo veloce, a volte, estenuante, ma il nostro impegno è costante. La nostra
forza fa leva sulla presenza capillare delle sedi Inca, che si articola in una straordinaria rete nazionale, che copre la maggior parte dei comuni italiani, e un’altra di respiro
internazionale, che si estende in 26 paesi del mondo. Non è un caso che dal 1945, anno in cui è nato l’Inca, restiamo il primo Patronato.

 

D - Voi chiedete una riforma della legge 152/2001 e coerenza nel contribuire a ridisegnare il ruolo di questi istituti, la cui rilevanza costituzionale è già stata peraltro
sottolineata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 42 del 2000. Può spiegarci meglio di cosa si tratta?

 

Pagliaro. Molti non lo sanno ma “l’istituto” del Patronato esiste solo in Italia; siamo unici al Mondo e la nostra esistenza è di prerogativa costituzionale, proprio come
sancito dalla Corte costituzionale con la sentenza n.42 del 2000. Esistiamo per rendere una tutela universale sulla base dell’articolo 38 della nostra Costituzione. I nostri padri
costituenti, dopo l’oppressione nazifascista hanno immaginato un luogo, un Istituto di pubblica utilità, con l’obiettivo di assistere e tutelare gratuitamente e senza
discriminazione alcuna lavoratori e cittadini nei loro rapporti con gli enti pubblici, che si occupano di previdenza, infortuni, malattie professionali e welfare state. Abbiamo iniziato, addirittura, insegnando a leggere e scrivere e siamo stati costruttori di emancipazione sociale; un ruolo che con connotazioni diverse portiamo avanti ancora
oggi. Viviamo il tempo della modernità, di fronte a noi ci sono passaggi importanti, penso alla transizione digitale, all’utilizzo sempre più spinto dell’intelligenza artificiale; e
anche il nostro ruolo dovrà misurarsi con questi cambiamenti ed essere all’altezza delle sfide del tempo che stiamo vivendo.

 

D -  Purtroppo, il vostro ruolo è stato spesso oggetto di campagne di disinformazione. E si sospetta che siano alimentate soprattutto da chi vuole trasformare il sistema di welfare in un mercato libero dei diritti…C’è questo pericolo?

 

Pagliaro. Mai come adesso il pericolo è stato così evidente; ad esempio, l’introduzione dello Spid, espone ben oltre 12 milioni di cittadini che, spesso incuranti della
delicatezza dello strumento, lo condividono, in buona fede, con soggetti che poi si rivelano faccendieri che, in parecchi casi, ne fanno un uso fraudolento. A volte diventa facilissimo plagiare persone in stato di difficoltà e soprattutto fragili. Durante la pandemia abbiamo potuto verificare che gli assistiti, richiedenti i diversi sussidi, si
vedessero taglieggiare i bonus di cui avevano diritto, anche di 50 o 70 euro, secondo un tariffario illegale, messo a punto da faccendieri. Contro tutto questo, noi ci siamo
mossi per contrastare tale fenomeno, perché riteniamo che l’universalità e la gratuità del welfare siano valori da preservare combattendo coloro che invece vogliono trasformare lo stato sociale in un mercato libero. Questa è la direzione verso cuiintendiamo andare, rafforzando anche l’attività consulenziale personalizzata per far emergere i diritti inespressi, quelli cioè che spesso non vengono esercitati perché non si conoscono. Un fenomeno tutt’altro che marginale, che dipende dalla complessità delle norme e da una conseguente non sempre linearità nella fase attuativa.

 

D - Dr. Pagliaro, intervistato da Collettiva, Lei ha affermato che “il tema della salute e della sicurezza, tristemente attuale, va affrontato soprattutto con l’informazione, la prevenzione, i controlli e che il patronato ha l’obiettivo di sviluppare una tutela che si muove anche sul livello legale, perché l’inadeguatezza delle norme e la mancanza di conoscenza è un mix pericoloso…

 

Pagliaro. Nei primi 7 mesi di quest’anno, l’Italia ha contato 80 morti sul lavoro ogni mese. Nel 2022, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state
697.773, +25,7% rispetto al 2021, mentre, quelle di malattia professionale sono state 60.774 +9,9% rispetto all’anno precedente. Numeri impressionanti, tragedie Indescrivibili che spesso sono figlie di un lavoro via via mercificato incurante di un ambito fondamentale come quello della sicurezza. Appalti a “cascata”, finte cooperative, ecc. sono lo specchio di un mercato del lavoro che fa delle lavoratrici e dei lavoratori, spesso poveri pur lavorando, carne da macello. Bisogna innanzi tutto applicare le norme, effettuare più controlli, sviluppare la conoscenza attraverso la formazione e l’informazione, e senza alcun dubbio la prevenzione è fondamentale.
L’Inca fornisce un’assistenza a tutto tondo anche attraverso il contenzioso legale perché in molti casi - penso, ad esempio, ad una malattia professione, sviluppata anche dopo molti anni dall’attività lavorativa - è necessario dimostrare il nesso causale della malattia come conseguente all’esposizione ai fattori di rischio durante il lavoro.
Inoltre, i criteri restrittivi adottati dall’Inail anche in presenza di malattie tabellate se da un lato determinano tempi lunghi per definire un contezioso con gravi danni per il lavoratore e la sua famiglia dall’altro impongono da parte nostra l’avvio di un’azione giudiziaria fondamentale per accertare il diritto.

 

D - Si parla molto oggi di Sanità: un tema di grande rilevanza sociale. Dal suo osservatorio …come siamo messi?

 

Pagliaro. Anche in questo caso siamo di fronte ad un diritto universale di rilevanza costituzionale, che negli ultimi anni è stato reso più difficile da esercitare da parte dei cittadini. Durante la pandemia medici, infermieri e tanti altri lavoratori sono stati al centro di riconoscimenti e apprezzamenti per il ruolo svolto. Oggi, invece, con la conclusione dell’emergenza sanitaria sono diventati eroi tramontati e dimenticati. Fa riflettere il dato che il 7% di chi aspetta una cura (circa 4 milioni di persone) ha rinunciato alla prestazione per via dei tempi piuttosto dilatati e si rivolge sempre di più alla sanità privata con un esborso economico da parte delle famiglie significativo.
Siamo di fronte ad una mortificazione della persona che in molti casi non può permettersi di curarsi per ragioni economiche; per non parlare dell’atavica differenza
territoriale del servizio sanitario, che provoca una mobilità sanitaria interregionale e che sposta oltre 3 miliardi di euro dal Sud verso il Nord del Paese. E se passerà l’idea di un
modello di autonomia differenziata nel nostro paese sarà ancor peggio.

 

D - A proposito di tutela, come Lei sa, nel settore militare fatica molto la piena affermazione dei diritti sindacali. Si manifesta pertanto con forza l’esigenza di avere
a disposizione strumenti di assistenza e di consulenza nei vari campi che caratterizzano la condizione professionale dei lavoratori del Comparto sicurezza; dalle tutele della previdenza, assistenza e salute dei lavoratori e delle lavoratrici fino al delicato tema pensionistico. Come si pone l’Inca nei confronti di tale comparto?

 

Pagliaro. Noi consideriamo la tutela individuale previdenziale e socioassistenziale un diritto di tutti, senza alcuna distinzione. Per questo agiamo perché siano rimossi gli ostacoli che impediscono ai cittadini in divisa di potere ottenere le prestazioni cui hanno diritto, compreso quello della rappresentanza sindacale. Su questo versante scontiamo una cultura arretrata, ma con la nostra azione vogliamo invertire questa tendenza ed incoraggiare un percorso virtuoso.

 

D -  Tra l’altro qualche mese fa si è svolto il Primo Corso formativo per referenti della Previdenza-SILF. Si è trattato di un percorso co-formativo, unico, nel settore del neonato sistema sindacale-militare e sviluppato in collaborazione con il Patronato INCA, che ha permesso uno scambio informativo e confronto tra gli esperti INCA del settore ed i futuri referenti SILF sul territorio. Proseguirete con queste esperienze?

 

Pagliaro. Assolutamente sì. È lungo il solco della tutela individuale in stretta correlazione con quella di negoziazione e collettiva che vogliamo muoverci, perché siamo convinti che
indossare le divise non giustifica nessuna differenza con restante mondo del lavoro. Anche difendere le prerogative sindacali del comparto sicurezza può rappresentare un
vero e proprio banco di prova per promuovere la pace e la democrazia dei diritti. Vale per loro, ma vale anche per ognuno di noi.

 

Concludiamo questa intervista con le Parole del Presidente Mattarella in occasione del 70°
’anniversario dell’INCA.
La Costituzione italiana, nel porre i diritti della persona e delle comunità al centro della propria azione, ha sottolineato il ruolo delle formazioni sociali attraverso le quali i cittadini si esprimono. La società largamente analfabeta del secondo dopoguerra lasciava completamente aperti gli interrogativi sugli strumenti attraverso i quali gli italiani avrebbero
potuto concorrere alla concretizzazione dei diritti appena conquistati. È stato anzitutto nei confronti dell’Italia uscita dalla guerra, un’Italia fatta di reduci e di povera gente, che i
patronati si sono trovati a svolgere la loro funzione. L’Istituto nazionale confederale di assistenza, Inca, ha dato un contributo decisivo alla causa dei diritti delle lavoratrici e dei
lavoratori, dei pensionati, dei migranti e degli immigrati, rappresentando un prezioso strumento a disposizione della Repubblica per poter consentire ai cittadini di rappresentare i loro bisogni e ricevere l’attenzione dovuta. Le tappe della storia dell’Inca sono lo specchio delle trasformazioni intervenute in Italia e nei rapporti internazionali,
confermando il ruolo di grande agenzia di socializzazione di diritti interpretata dal Patronato. Oggi come ieri. La preziosa opera svolta dall’Inca è un contributo essenziale ad
una società libera e solidale, in cui il principio di sussidiarietà trovi piena espressione”.

 

Beh…un importante riconoscimento….