Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

40 anni dal varo della legge che ha istituito  le Rappresentanze Militari sono molti.

Anni in cui le carenze e le criticità nel funzionamento e nel ruolo attribuito agli organismi, hanno avuto il loro peso nella scarsa adesione ad un progetto di crescita e di partecipazione attiva del personale,  che ha condotto ad un distacco sempre piu' marcato e ad un disinteresse generale, rispetto al lavoro dei delegati  nell'adempimento del loro mandato . Del resto, la Legge 382/78 aveva consegnato ai militari uno strumento di tutela facilmente imbrigliabile perché privato dei caratteri della autonomia organizzativa, della indipendenza gestionale e finanziaria e della capacità negoziale.

Un sistema di rappresentanza  attraversato da una progressiva crisi di legittimità, in gran parte dovuto ai limiti propri dell'organismo gerarchicamente inquadrato, ma anche all'astensione, alla apatia e  non partecipazione sociale del personale militare,  sintomo - peraltro - di un clima di sfiducia generale  diffuso nel Paese nei confronti del sistema di rappresentanza sociale e politica.

Non ci si può stupire quindi, se oggi vi sia una certa  freddezza  davanti alla notizia  della sentenza della Corte Costituzionale che, nello scorso mese di aprile, ha riconosciuto ai militari il diritto di costituire associazioni sindacali.

Lo scenario è piuttosto  critico: Si passa dal disinteresse, allo scetticismo fino alla non conoscenza della novità.

Bisogna quindi iniziare a fare i conti con la necessità di ampliare il piu' possibile il dibattito sul tema; presupposto essenziale,  è  l'affermarsi di  una cultura sindacale ed una "ricollocazione sociale" della condizione militare.

 

Tema, finora coltivato da  una ristretta avanguardia che in questi anni ha perseguito  l'obiettivo sindacale, impegnandosi per mantenere vivo lo spirito Costituzionale, arrivando ad investire gli organi della Giustizia nazionale ed europea i quali hanno definitivamente fatto cadere un tabu' che sembrava inamovibile.

E' bene sapere che , prima di concretizzare definitivamente questo traguardo, vi sono  alcuni passaggi che la stessa Corte Costituzionale ha tracciato, laddove si rinvia al legislatore il compito di individuare il regime giuridico dei futuri sindacati.

Ed ancora: gli statuti delle associazioni, andranno  sottoposti agli organi competenti, e il loro vaglio...  "condotto alla stregua di criteri che - dice la Corte - senza dubbio è opportuno puntualizzare in sede legislativa..."

Quindi:  gli statuti delle associazioni sindacali andranno sottoposti  alle Amministrazioni, anche se la Corte Costituzionale chiarisce che non è necessario l’intervento del legislatore per potere costituire i sindacati dei militari... "la cui disciplina nel frattempo  può essere  dettata dalla normativa prevista per gli organismi della rappresentanza militare e in particolare con quelle disposizioni (art. 1478, comma 7, del d.lgs. n. 66 del 2010) che escludono dalla loro competenza «le materie concernenti l’ordinamento, l’addestramento, le operazioni, il settore logistico ­operativo, il rapporto gerarchico ­funzionale e l’impiego del personale».

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Quella che si apre è una fase delicata; non è da escludere infatti, che le amministrazioni rinviino l'autorizzazione al momento in cui ci sarà una legge o, addirittura, pongano ostacoli e interpretazioni per contrastare la nascita del sindacato...Gli anticorpi del sistema sono sempre dietro l'angolo!

Questo significa che potranno trascorrere anche mesi (o piu'?) prima che il sindacato possa effettivamente operare.

Eppure in rete  già  stanno prendendo forma i primi "lanci". Pochi soggetti, o addirittura una sola persona, che crea il proprio sindacato, distribuendo cariche.....

 

- La "differenza", però,  la faranno quei progetti in grado di aggregare consensi attorno a piattaforme e proposte basate su trasparenza, condivisione, legalità, pari opportunità, nella consapevolezza che la tutela dei lavoratori militari passa attraverso la concertazione delle condizioni di lavoro e, quindi, attraverso una effettiva rappresentanza; nessun ibrido pertanto, dovrà scaturire dal dibattito parlamentare, tantomenno un involucro che depotenzi l'agibilità sindacale.

- La "differenza" la farà chi avrà ben presente un "pensiero alto" del sindacato, chi non si limiterà a raccogliere le adesioni solo dei delusi e degli arrabbiati, chi saprà fare tesoro della storia e della capacità di interloquire con la società civile,  chi lavorerà per una vera cultura sindacale.

La sentenza non è stata un regalo, ma è il frutto di un costante impegno di pochi volenterosi che non hanno mai abbandonato la strada dell'adesione  ai valori costituzionali, ed a questo guardano coloro che stanno lavorando con serietà e senza tanti proclami, alla nascita dei futuri sindacati.

Le fughe in avanti non servono. Fare la corsa a chi costituisce i primo o il secondo sindacato, rivela solo una visione personale e autoreferenziale.

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Infine, una riflessione è rivolta a chi in questo frangente, sta teorizzando preoccupanti condizionamenti esterni, da parte di confederazioni sindacali, che da anni  sostengono questa battaglia.

Chi delegittima e sottovaluta la forza e i valori più alti del lavoro di cui esse sono protagoniste nel panorama sociale del nostro paese, ignora la storia limitandosi a cavalcare l'onda della demagogia e del corporativismo.

Mentre inclusione, coesione, partecipazione, democrazia sono i valori scolpiti nell'attività di chi persegue l’obiettivo di ricostruire ed estendere Libertà e Dignità al Lavoro.

Ecco: Libertà e Dignità al Lavoro. Questi sono i presupposti che dovranno ispirare la costituzione dei sindacati anche nell'ambito militare, perchè il sindacato è una "fortezza" di ideali e di valori , non soltanto soggetto che contratta. E questo anche nell'interesse delle stesse Amministrazioni militari.

E quest'ultime non dovranno temerne la presenza, anche se non mancano già i primi atteggiamenti di "allarme" ... Del resto anche nel 1978, quando fu varata la legge 382 che istituì le rappresentanze, c'era chi parlava dell'arrivo dei soviet nelle FF.AA.!

Ci vorrà pazienza per superare la "concezione tradizionale della militarità” ed equilibrio,  anche per far comprendere alla politica nel suo insieme - che sovente  non spende ormai più parole di conforto verso le organizzazioni cui è affidato il compito di rappresentare collettivamente i lavoratori -  che non ci sono pericoli per la tenuta dell'Istituzione militare.

Chi continua a sostenerlo lo fa in modo  sicuramente strumentale ad un  disegno complessivo - mai del tutto accantonato -  che punta a mantenere il mondo militare un corpo separato dalla società. Mentre la vera  la posta in gioco è quella di spingere i militari sulla strada dell’avvicinamento

alla società civile. (a.manotti.)

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