Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Accentramento delle risorse finanziarie e unificazione dei contributi. Sono queste alcune delle mosse indispensabili, secondo lo Stato Maggiore della Difesa, per salvare la Cassa previdenziale delle Forze Armate alla luce delle indiscrezioni raccolte  infatti, la Cassa naviga in cattive acque (rischiando il “default”, per usare le parole del dicastero retto da Roberta Pinotti?) e potrebbe, se non ci saranno interventi legislativi a riguardo, arrivare al blocco del pagamento delle indennità ai propri iscritti a partire dal 2022.

COSA È E COME FUNZIONA LA CASSA

La Cassa previdenziale delle Forze Armate può contare sui contribuiti versati da 199.089 iscritti (al 31/12/2014, si legge in una relazione della Corte dei Conti), suddivisi in sette diversi fondi previdenziali, regolati tutti da normative a se stanti. Una parte dei problemi di gestione della Cassa, segnalati nella riunione che si è tenuta il 13 ottobre tra lo Stato Maggiore e i sindacati delle Forze armate, riguarda le diverse normative che disciplinano i fondi. La Cassa eroga prestazioni di natura previdenziale ad integrazione di quelle erogate dall’INPS (la pensione vera e propria), occupandosi dell’indennità supplementare (per gli ufficiali) e del premio di previdenza (per i sottufficiali), somme che integrano la buonuscita riconosciuta ai pubblici dipendenti alla cessazione del rapporto d’impiego. La Cassa si occupa anche dell’elargizione degli “assegni speciali” corrisposti agli ufficiali dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.

STRUMENTI NECESSARI PER RISANARE LA CASSA

Secondo lo Stato Maggiore della Difesa, per salvaguardare i Fondi sarebbe necessario mettere in pratica alcune azioni: il chash-pooling, ossia l’accentramento di tutte le risorse finanziarie, per salvaguardare la liquidità; l’unificazione dei contributi versati al 3% dell’80% dello stipendio (ora è al 2% con esclusione dei Carabinieri e Ufficiali dell’Esercito che versano il 4% dell’80%) per salvaguardare il patrimonio, e infine l’indennità al 3% per salvaguardare il rendimento. Tali misure sono state presentate – con una serie di slide – dallo Stato Maggiore della Difesa durante l’incontro con i membri del Cocer lo scorso 13 ottobre, secondo la ricostruzione di Formiche.net.

MISURE INSUFFICIENTI?

Le misure proposte dallo Stato Maggiore saranno sufficienti a sanare lo sbilancio strutturale della Cassa? I problemi sono di diversa natura. “La posta più consistente delle entrate – spiega la relazione della Corte dei conti – è rappresentata dal contributo degli iscritti”, passati da 93,7 mln di euro nel 2012 a 91,2 mln di euro nel 2013 arrivando a 8,9 milioni di euro nel 2014, sia in funzione del calo del numero di iscritti (-2%) sia perché “le generazioni più giovani hanno sostituito il personale più anziano con retribuzione maggiore e conseguenti maggiori contributi”. La magistratura contabile segnala inoltre il “divario tra gli oneri per le prestazioni e le entrate contributive” dato dall’incremento dell’ultima retribuzione (collegata alla promozione conseguita il giorno prima della cessazione dal servizio) cresciuta in modo molto superiore rispetto al tasso di rendimento. “Il fenomeno – scrive la Corte – ha accresciuto la possibilità di divaricazioni – in relazione agli anni di servizio ed allo svolgimento della carriera di ciascun iscritto – tra l’entità dei contributi pagati nel corso della carriera e la misura dell’indennità corrisposta al momento della cessazione”.

BILANCI NON APPROVATI

Alcuni addetti ai lavori, però, si chiedono come sia possibile fare stime sul futuro dei Fondi previdenziali se ancora non sono stati approvati i bilanci degli anni 2013 e 2014. Come segnalato dalla relazione della Corte dei conti del dicembre 2015, infatti, i bilanci sono stati approvati dagli organi della Cassa previdenziale ma non dal Ministero della Difesa, dato confermato indirettamente dall’ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto che su Twitter, chiosando l’articolo di Formiche.net sul possibile default della Cassa, ha scritto: “Per 3 anni, da Sottosegretario, non ne ho firmato i bilanci rinviandolo al mittente e mettendo nero su bianco ciò che ‘scoprono’ ora!!”.

 

Fonte: formiche.net

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