Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

L’Autorità nazionale anticorruzione ha riconosciuto le tutele che la legge attribuisce ai whistleblower della pubblica amministrazione a un militare di una Capitaneria di Porto, che aveva presentato un esposto, poi archiviato, contro il suo comandante e che per questo era stato punito con una sanzione disciplinare

La normativa sul whistleblowing si applica a tutti i dipendenti di amministrazioni pubbliche ai quali devono essere riconosciute loro le tutele previste dalla legge. Anche tra militari e personale delle forze dell’ordine sono ammesse perciò le gole profonde: possono segnalare eventuali irregolarità e presunti illeciti senza temere la reazione della propria catena gerarchica sotto forma di provvedimenti disciplinari. E questo vale, come per tutti, pure se poi il fascicolo viene chiuso.

Dall’Anac sanzione di 5mila euro

L’Anac ha infatti riconosciuto le tutele che la legge attribuisce ai whistleblower della pubblica amministrazione a un militare di una Capitaneria di Porto, che aveva presentato un esposto, poi archiviato, contro il suo comandante e che per questo era stato punito con una sanzione disciplinare. La punizione è stata cancellata dal suo curriculum perché ritorsiva mentre l’Anac ha sanzionato il comandante per 5mila euro. L’Autorità Anticorruzione precisa infatti che la normativa a difesa del whistleblowing si applica “in maniera pacifica anche ai militari e alle forze di polizia».

Pubblici ufficiali obbligati a segnalare illeciti

Anzi, «in quanto pubblici ufficiali, sono sottoposti all’obbligo di denuncia penale e legittimati a segnalare illeciti di ogni altra natura». Il militare era stato sanzionato con un giorno di «consegna di rigore», per aver comunicato presunte irregolarità nei procedimenti di trasferimento del personale (tra cui il suo). L’Authority presieduta da Giuseppe Busia ha ricevuto una denuncia ed effettuato le verifiche, dichiarando poi la natura ritorsiva del provvedimento, comminato «per aver reso giudizi fortemente critici e lesivi della dignità del corpo di appartenenza». La motivazione che le tutele per i whistleblower non si applichino ai militari «in quanto soggetti a uno specifico e particolare ordinamento» non vale secondo l’Autorità.

nteresse pubblico ad accertare gestione risorse economiche

Né, in questo caso, è valsa la tesi difensiva che il sottoposto avesse «palesemente perseguito un esclusivo interesse personale» e che la sanzione fosse volta a tutelare l’integrità della pubblica amministrazione. Motivando la sua decisione, l’Anac ribadisce «l’interesse pubblico a conoscere e sollecitare un accertamento sulla gestione delle risorse economiche sottese alla movimentazione del personale militare, tanto più se possibili causa di danno erariale». «Passa in secondo piano anche il fatto che la procura della Corte dei Conti non abbia avviato alcun procedimento, archiviando l’esposto per mancanza degli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa».

Azione disciplinare scorretta

Ciò che conta è che il dipendente della pubblica amministrazione «sia ragionevolmente convinto dell’effettivo accadimento dei fatti denunciati e dell’identità dell’autore», poiché questo è fondamentale per far emergere possibili fenomeni corruttivi. Quindi, l’amministrazione militare e i superiori gerarchici del whistleblower avevano il dovere di astenersi dall’avviare il procedimento disciplinare.

 

 

Fonte: Il Sole 24 ore

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