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Entro due giorni il Consiglio dei ministri dovrà decidere sulla successione del generale Claudio Graziano passato allo Stato Maggiore della Difesa. Tra i generali di corpo d'armata all'esame del ministro Pinotti i curricula di un alpino e di un bersagliere. Chi sono e quali problemi dovranno affrontare

 

 

di Claudio Roma

Tra due giorni dal Consiglio dei ministri dovrebbe essere ufficializzata la nomina del nuovo capo di Stato maggiore dell'Esercito italiano, dopo la nomina del generale Claudio Graziano al comando dello Stato maggiore della Difesa. Un'eredità pesante quella che toccherà al nuovo capo di Sme, Graziano infatti vantava un curriculum che lo avrebbe visto addirittura in pole position per ricoprire l'incarico di Consigliere del presidente della Repubblica per gli affari militari. Le sue azioni all'estero come addetto diplomatico nelle maggiori ambasciate, Washington in primis all'epoca di George Bush e la missione prima missione Italiana in Libano in cui inventò la forma di dialogo tripartito con cui riuscì a far sedere allo stesso tavolo israeliani e libanesi, le relazioni dirette con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Mon, lo collocano tra le sfere della diplomazia militare che ha traghettato una profonda trasformazione dell'esercito. Gli ultimi anni, in cui grazie alla spending review l'Esercito è stato fortemente ridimensionato saranno una gravosa eredità per il successore.
Tre sono i nomi con maggiore gradimento che circolano nei palazzi per i generali di corpo d'armata che ambiscono a ricoprire il ruolo. Per una continuità nella gestione il profilo più accreditato nelle ultime ore è quello di un alpino, come Graziano, con una vasta esperienza all'estero: nel 2003 fu il primo Comandante del Contingente Italiano in Afganistan, ha ricoperto incarichi all'interno del Palazzo nella delicata mansione di Ispettore delle Infrastrutture dell’Esercito e quindi risulta essere un esperto conoscitore delle risorse a disposizione, che nella contingenza dei tempi non guasta. Tra tagli e interventi, tra ridimensionamenti e nuove figure professionali sempre più disegnate sui profili richiesti dalla Nato, l'artigliere di montagna può essere la scelta idonea per un equilibrio del sistema, inoltre avendo ricoperto il ruolo di portavoce del capo di SMD sicuramente saprebbe come collaborare senza balzi in avanti rispetto alla nuova gestione dello Stato Maggiore.
La seconda opzione potrebbe invece essere individuata in un incursore, stessa classe e paricorso d'accademia degli alpini, ma segnerebbe una continuità storica con il generale Giuseppe Vallotto, comandante del COI (comando operativo interforze), con grande esperienza nel comando delle missioni all'estero, e un carattere che non lo ha fatto esitare nel difendere dall'ultimo avamposto afghano della fortezza di Bastiani il valore dei suoi soldati dalle parole di un Premier ilare con un comunicato stampa. Profilo fuori dal dossier del ministro Pinotti, ma spinto con prepotenza dalla sua esperienza in ambito Nato. E con la situazione della Libia che si fa rovente, entra di diritto nella rosa.
Il terzo arriva al suono della valorosa fanfara, classe d'accademia 155, il più giovane dei tre, già sottocapo di SME con un brevetto da pilota di elicottero, assicurerebbe una continuità nell'azione del predecessore, ed una conoscenza ampia della struttura. (affari italiani.it)

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