Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

L'esigenza di riformare una  P.A. composta da “furbi”, quelli che hanno sfruttato i galleggiamenti stipendiali, il salario di produttività a pioggia, le carriere automatiche, l’impossibilità di licenziare, ecc., ecc. e dai “Fessi”, i tanti impiegati onesti che, nonostante tutto, hanno tenuto e tengono in piedi la baracca.

 

C’era una volta la P.A. ammortizzatore sociale”, in cui il pubblico impiegato era considerato un servitore più che un lavoratore. Unmodello autoritario, paternalista, a costi contenuti ma inefficiente ed inadeguato: salari modesti, carriere appiattite, concetti di produttività e competitività sconosciuti, ecc., ecc..

Poi sono arrivate le riforme degli anni ‘80/’90: i diritti sindacali,  la responsabilizzazione operativa della dirigenza e la contrattazione di amministrazione come elemento per agganciare salari e carriere a produttività ed efficienza.

Si è preteso di equiparare il lavoro pubblico a quello privato, senza dare effettivo potere al cittadino-cliente (Sic!). Risultato: più spesa, più promozioni, più premi a pioggia, più clientelismo, più “fancazzismo”, più sprechi, ecc. ma di efficienza, trasparenza e produttività neanche l’ombraUna P.A. composta da “furbi”, quelli che hanno sfruttato i galleggiamenti stipendiali, il salario di produttività a pioggia, le carriere automatiche, l’impossibilità di licenziare, ecc., ecc. e dai “Fessi”, i tanti impiegati onesti che, nonostante tutto, hanno tenuto e tengono in piedi la baracca.

Infine è arrivata la crisi, sono finiti i quattrini e non è stato più possibile fare debito. Ecco che quella stessa politica che prima avallava tutto in nome del consenso ha meschinamente fatto fuori il sindacato, facendolo passare come l’unica causa della sfascio: contrattazione sospesa, organici ridotti, investimenti azzerati, blocco stipendiale. Risultato: spesa contenuta, servizi ridotti e problemi irrisolti.

Il caso “Roma-Capitale” è emblematico e rappresenta la regola e non l’eccezione. A tal proposito, sarebbe interessante conoscere come viene attribuito il salario di produttività agli ispettori del MEF che hanno eseguito le ispezioni al comune di Roma e contestato le irregolarità.

Come se esce?!

Non certo restaurando la P.A. autoritaria e paternalista (bonus-concessione al posto dei contratti, delegittimazione del sindacato, contrattazione sospesa, riduzione dei diritti, ecc.), come hanno imposto, in nome dei conti, tutti gli ultimi governi di destra e di sinistra, tecnici e politici.

Ma nemmeno mantenendo/rifinanziando la P.A. dei “furbi” e dei “Fessi”, come ancora sembrano proporre burocrazia e rappresentanze sindacali, rischiando impopolarità ed irrilevanza.

Il problema è complesso e per risolverlo servirebbe una comune assunzione di responsabilità tra politica, burocrazia e rappresentanze.Senza riforme organiche, concrete e condivise, saremo condannati ad assistere ancora alla perversa politica dei tagli lineari e delle “gattopardiane” pseudo-riforme calate dall’alto su logiche finanziarie e poi mai completamente, concretamente o correttamente attuate(province, enti locali, partecipate, incentivi, incarichi, ecc.).

Gianluca Taccalozzi - Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza.

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