Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

 

A pochi giorni dal processo sul caso Stefano Cucchi , il ragazzo morto nella caserma Casilina dei carabinieri durante un arresto nel lontano 2009, l'Appuntato Scelto Riccardo Casamatissima posta un video su FB in cui denuncia il calvario subito da quando ha preso la decisione di raccontare la verità sui fatti di quella triste vicenda. Nel video di quattro minuti e mezzo l'Appuntato appare in divisa e dice "..ho subito minacce, nessuno mi ha aiutato. Mi appello alle cariche dello Stato, è giusto che una persona onesta debba subire questo trattamento? Mi stanno distruggendo".

Il suo racconto è un classico da vita da caserma, dal momento in cui ha deciso di testimoniare contro i suoi colleghi la storia è cambiata, sono iniziate le punizioni, l'abbassamento delle note caratteristiche, turni di servizio rognosi, trasferimenti, isolamento, demansionamento, insomma si è utilizzato tutto l'armamentario a disposizione per far cambiare idea al malcapitato.

 

Il processo in Corte d'Assise

Durante il processo del 16 Maggio scorso in Corte d'Assise di Roma, Casamatissima aveva riferito della responsabilità dei cinque colleghi coinvolti nel processo sulla morte di Stefano accusati di omicidio preterintenzionale. La sua testimonianza è stata cruciale, ha delineato una versione dei fatti con responsabilità precise. Riccardo pur non avendo assistito di persona al pestaggio racconta di colloqui, fatti e circostanze che convalidano una strategia di copertura dell'amministrazione, addirittura cercando di scaricare le responsabilità dei carabinieri sui poliziotti penitenziari.

Era stato aggiustato il verbale per dare la colpa dell'aggressione a tre agenti della polizia penitenziaria, processati e già assolti definitivamente. Nel video postato su FB, Riccardo ad un certo punto evidenzia che il processo è ancora in corso e nel caso gli succedesse qualcosa sarebbe una cosa gravissima, si andrebbe a compromettere l'esito del processo. In quest'ultimo passaggio risulta visibilmente preoccupato.

Il video ha fatto oltre tre milioni e mezzo di visualizzazioni, in molti hanno espresso solidarietà e vicinanza fino ad arrivare al Ministro della Difesa Trenta che ha promesso un incontro con l'Appuntato per capire la questione.

 

La risposta dell'Arma

Ovviamente, dato il clamore l'Arma ribadisce la propria solidarietà alla famiglia Cucchi nel convincimento che ogni Carabiniere chiamato a deporre, in questo come in qualsiasi altro procedimento, deve sempre riferire la verità, nella serena consapevolezza di adempiere al proprio dovere di cittadino e di Carabiniere".

Così è apparsa una nota diffusa dal Comando generale dell'Arma dei Carabinieri in risposta alle affermazioni del militare. Tutta la vicenda appare un tripudio di malizie finite male. Il pestaggio, la morte di Cucchi, il tentativo di coprire i fatti, la manovra per addossare le responsabilità ai poliziotti penitenziari. In ultimo far ritornare sui suoi passi l'unico carabiniere che non ha accettato il gioco delle parti. Non sarebbero le uniche anomalie del processo, dagli atti sono anche altri colleghi avevano ammesso, davanti ai giudici, di essere stati convocati dai superiori per aggiustare le loro annotazioni.

 

Solidarietà per la coraggiosa decisione

Nove anni di processo, mezze bugie, pagine di giornali, trasmissioni televisive, spese pubbliche tutte a carico dei cittadini, della verità e delle fiducia nelle istituzioni. Speriamo bene, massima solidarietà a Riccardo, un eroe dei giorni nostri.

                                                                                                                        Ferdinando Chinè

Argomento: 
Attualità e Politica