Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Nella Legge di Bilancio, il famoso contributo di solidarietà sulle Pensioni alte non è stato rinnovato. Il sacrificio chiesto a chi percepisce pensioni superiori ai 90.000 euro per il triennio 2014-2016, terminerà alla sua naturale scadenza del 31 dicembre 2016.

Il contributo di solidarietà in sintesi

Fu il Governo Letta nel 2013 a prevedere una trattenuta tra il 6 ed il 12% sulle pensioni più alte e sui  vitalizi incassati da chi aveva svolto funzioni pubbliche. Il sacrificio fu apparecchiato in via temporanea e previsto solo per un triennio. Il motivo di questo provvedimento fu innanzitutto la crisi del sistema, con la necessità di fare cassa da parte dello Stato e del sistema previdenziale che rischiava l’implosione. Inoltre, si cercava di rendere meno pesanti le distinzioni sociali e di correggere il sistema previdenziale verso i principi, difficilmente attuabili di equità sociale ed equilibrio tra i pensionati. La trattenuta era costruita con un meccanismo a scaglioni e significava per questi pensionati “fortunati”, lasciare ogni mese parte della propria pensione. Si partiva da un taglio del 6% al mese per pensioni tra i 91.343,98 ed i 130.491,30 euro. Per la parte eccedente e per importi fino a 195.737,00 euro la trattenuta saliva al 12% ed infine al 18% per importi più alti. Venivano colpite le pensioni alte, quelle a partire da 14 volte il minimo. Per esempio, su una pensione da 150.000 euro all’anno, il pensionato lasciava 4.700 euro, circa 350 euro al mese.

 

Nella Legge di Bilancio non c’è traccia del contributo, pertanto è dato per scontato che la misura cesserà i suoi effetti il 31 dicembre 2016. Questi pensionati dal prossimo gennaio percepiranno di più, perché si troveranno nel cedolino di pensione le somme che fino a dicembre venivano prelevate forzosamente. 

Argomento: 
Attualità e Politica