Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

TARANTO - I conti non tornano più e si rischia la messa in mora di migliaia di stipendi. Lo Stato Maggiore della Marina ha diffuso una nota nella quale spiega che a causa «dell’incapienza dei fondi», non potrà pagare i «compensi forfettari di impiego» maturati dal personale imbarcato nell’ultimo quadrimestre del 2009. Nella migliore delle ipotesi, a migliaia di marinai impegnati nelle esercitazioni e nelle delicate missioni fuori area, lo straordinario previsto per la navigazione verrà trasformato in ore di recupero da scontare quando la nave sarà tornata in porto. 
Ma c’è di più: chi i soldi per i giorni trascorsi in mare li ha già incassati, dovrà restituirli fino all’ultimo euro. 

La notizia del taglio di stipendio sta scatenando un putiferio. Da «radio prora» arrivano voci di simil-ammutinamenti: si va dalla presentazione in blocco di certificati medici per protestare contro la situazione ed evitare di uscire in mare, allo «sciopero bianco» della mensa con le tavole delle navi che restano deserte. A bordo si fa spallucce proprio perché, alla fine, si è tutti sulla stessa…barca. L’aria che tira è quella di burrasca. 

I marinai interessati da questo provvedimento sono circa 5.000. Si parla di una indennità a titolo di straordinario forfettizzato pari a 50 euro per ogni giorno trascorso in navigazione, quindi una perdita consistente per militari che guadagnano uno stipendio base che può variare dai 1.200 euro per imarinai, a poco più di 2.000 euro per gli ufficiali con il grado fino a capitano di fregata (tenente colonnello). Ma soprattutto una gratifica non trascurabile per chi è impegnato in mare aperto per lunghi periodi, spesso in condizioni meteorologiche proibitive, lontano da casa, dagli affetti e con poca possibilità di riposarsi. 

Lo Stato Maggiore, dopo aver fatto i conti della serva, ha accertato che i soldi erano finiti e ha chiuso i rubinetti stabilendo che, dallo scorso ottobre, tutto lo straordinario di navigazione sarebbe stato recuperato con ore di riposo compensativo. I vertici della forza armata avrebbero deciso di riconoscere al personale soltanto 4 ore di recupero per ogni giornata lavorativa passata in navigazione. 

Da Palazzo Marina fanno sapere che la forza armata, tra fine 2009 e 2010, si è trovata a fronteggiare emergenze straordinarie con i soliti capitoli di spesa, quali i soccorsi ai terremotati di Haiti con la partenza della portaerei «Cavour», e a mantenere alta la guardia contro i pirati nel Golfo di Aden dove operano due navi, «Etna» e «Scirocco», con circa 600 militari. Spese impreviste e quindi fondi esauriti. 

In questi giorni a Roma sono in corso riunioni e tavoli tecnici. Si cerca una ricetta che sblocchi la situazione nella maniera meno pesante possibile. Ma tra i militari serpeggia il malumore. Sui blog , in rete, ci sono centinaia di commenti tutt’altro che concilianti. Un gruppo su Facebook (Ammiratori del Cfi, compenso forfettario di impiego) nato a fine gennaio, conta già circa 500 iscritti. I marinai dicono di non poter pagare i conti del fornaio, o del macellaio con le loro ore di recupero. 

Nelle basi pugliesi di Taranto, Brindisi e Grottaglie, tra le più importanti della Marina per numero di militari impiegati e per la presenza della gran parte della flotta, non si parla d'altro. A mandare in crisi i conti sarebbe stato lo sforamento nello scorso anno del tetto di 120 ore di navigazione. 

«Il personale si chiede se era così difficile fare delle previsioni di spesa, così come si chiede se anche quest’anno ci saranno spese per navigazioni di rappresentanza a fronte della necessità di addestramento », scrive in una nota il maresciallo Antonello Ciavarelli, delegato Cocer Marina, una sorta di rappresentanza sindacale militare. Sulla questione è intervenuto anche il segretario nazionale del Psd, il partito degli operatori della sicurezza e della difesa. 

«Quello che è capitato ai nostri marinai è di una gravità senza precedenti», ha detto Paradiso. «Decidere di non retribuire il servizio è come cercare di spiegare all’idraulico che ha riparato la cucina che non si hanno più i fondi a disposizione per pagarlo e accompagnarlo alla porta». Paradiso promette di portare la questione in Parlamento.
 

di MARISTELLA MASSARI 

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