Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Va superato un modello di comparto che “imprigiona” amministrazioni con esigenze molto diverse e le costringe a trovare soluzioni di compromesso che finiscono per non essere idonee a nessuno. I modelli organizzativi e gli ordinamenti del personale devono essere coerenti ed adeguati alle funzioni.  Il comparto va ridisegnato garantendo quella flessibilità che consenta alla Guardia di Finanza di compiere quel processo di mutamento in polizia economico-finanziaria iniziato con il d.lgs. 68, permetta alle Forze Armate di completare il progetto Nuovo Modello Difesa e metta in condizione tutte le Forze di Polizia di razionalizzare presidi e risolvere sovrapposizioni e inefficienze, secondo le proprie specifiche e diverse esigenze.Di Gianluca Taccalozzi

Nel 2001, con il d.lgs. n. 68, sono stati profondamente rivisti i compiti della Guardia di Finanza, da polizia tributaria e doganale a polizia delle entrate, delle uscite e del controllo dei mercati finanziari e dei “beni e servizi” (polizia economico-finanziaria).

Una “piccola rivoluzione” che rappresentava il consolidamento di ciò che la Guardia di Finanza si era guadagnato sul campo, andando ben oltre la sua originaria funzione di “braccio armato” dell’Amministrazione Finanziaria, e costituiva la base normativa di una “visione” che si prefiggeva l’obiettivo di garantire alla Guardia di Finanza un ruolo fondamentale (meritato) a garanzia della legalità economico-finanziaria.

Chi ha concepito quella legge pensava ad una nuova figura di finanziereadeguata a fronteggiare i sempre più sofisticati e trasversali fenomeni di illegalità economico-finanziaria, dall’evasione all’illegalità finanziaria, passando per il controllo della spesa pubblica locale, nazionale e comunitaria. Pensava al finanziere come al poliziotto economico-finanziario che, coniugando l’esperienza e la professionalità dell’investigatore con la competenza di un commercialista, sapesse incrociare trasversalmente i dati contabili, finanziari e fiscali per scovare un’evasione, un’elusione, una tangente, un fondo nero, una frode ai danni dello Stato, una malversazione, una manipolazione dei mercati, ecc..

Una figura professionale molto diversa rispetto al passato (la vedetta insonne al confine, l’aitante giovane che rincorreva spalloni o contrabbandieri o anche colui che in verifica contava i fagioli uno ad uno) sempre più lontana da quella del soldato e sempre più specifica rispetto a quella del poliziotto o del carabiniere.

Per rendere efficace una simile evoluzione, però, non basta riscrivere compiti e funzioni ma è necessario anche adeguare l’organizzazione e la cultura organizzativa (il “vestito”).

Sta di fatto, che una certa mancanza di coraggio e l’estrema rigidità del comparto sicurezza e difesa ha impedito che alla revisione delle funzioni seguisse una coerente ed adeguata riforma dell’ordinamento del personale e della struttura organizzativa, che sono così rimasti ancorati a logiche pensate per altre esigenze (Difesa e Ordine Pubblico), magari adatte alla vecchia Guardia di Finanza “braccio armato” dell’A.F., ma sicuramente inadeguati per quella “visione” di Polizia economico finanziaria immaginata con il d.lgs. 68.

Così dal 2001 ad oggi si è fatto di necessità virtù e si è cercato di fare il possibile (e anche l’impossibile) per svolgere i nuovi compiti con un “vestito” inadeguato, con l’effetto di stressare all’inverosimile quella quota parte di personale che, per competenza e professionalità, era (ed è) in grado di assolvere adeguatamente a quei compiti.

Oggi un serie di circostanze, dalla spending review alla professionalizzazione delle Forze Armate ed a loro ormai costante impegno nelle missioni internazionali, sta imponendo interventi anche nel comparto sicurezza e difesa. Così la Difesa ha iniziato un processo di riorganizzazione che ha già visto concretizzare alcune importanti tappe (il Codice dell’Ordinamento Militare, la Legge 244/2012, il finanziamento del piano di ammodernamento della flotta della Marina e della flotta Aerea) e si accinge ad essere completato secondo le linee guida del prossimo Libro Bianco. Mentre nel settore sicurezza si sta pensando a revisioni delle funzioni, razionalizzazione dei presidi, ecc., in coerenza con i disegni di ristrutturazione dell’apparato statale (Province, Prefetture, ecc.).

Dopo anni di immobilismo, il comparto sicurezza e difesa sta vivendo una nuova stagione di riforme dettata solo da esigenze di Difesa e di Ordine Pubblico. C’è, quindi, il serio rischio che il “vestito” della Guardia di Finanza divenga ancor più inadeguato, facendo perdere al Corpo l’occasione di consolidare/potenziare quella “visione” immaginata nel 2001 e finanche di mantenere l’attuale posizionamento, soprattutto, rispetto alle Agenzie Fiscali.

Prima di pensare a fusioni/accorpamenti che, da soli, non generano risparmi e non risolvono inefficienze e criticità e forse finirebbero addirittura per essere controproducenti, bisognerebbe pensare a riformare le regole di un comparto figlio del compromesso più che di scelte ponderate. Regole rigide ed anacronistiche che hanno impedito ed impediscono ogni tipo di riforma strutturale e sostanziale.

Va superato un modello di comparto che “imprigiona” amministrazioni con esigenze molto diverse e le costringe a trovare soluzioni di compromesso che finiscono per non essere idonee a nessuno. I modelli organizzativi e gli ordinamenti del personale devono essere coerenti ed adeguati alle funzioni. Il comparto va ridisegnato garantendo quellaflessibilità che consenta alla Guardia di Finanza di compiere quel processo di mutamento in polizia economico-finanziaria iniziato con il d.lgs. 68, permetta alle Forze Armate di completare il progetto Nuovo Modello Difesa e metta in condizione tutte le Forze di Polizia di razionalizzare presidi e risolvere sovrapposizioni e inefficienze, secondo le proprie specifiche e diverse esigenze.

Se anche la legalità economico finanziaria, al pari della Difesa o dell’Ordine Pubblico, è fondamentale per il Paese, sopra tutto adesso che c’è bisogno di attrarre investimenti esteri e garantire equità. Se la funzione di polizia economico-finanziaria è imprescindibile per garantire la legalità economico finanziaria. Se la Guardia di Finanza è (ancora oggi)  l’unica amministrazione in grado di assolvere efficacemente questa funzione. E’ il caso che si creino le condizioni affinché la Guardia di Finanza possa concretamente diventare una moderna polizia economico-finanziaria.

Gianluca Taccalozzi - Delegato Cocer Guardia di Finanza.

FONTE: FICIESSE.IT

Argomento: 
Guardia di Finanza