Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Superare "sovrapposizioni" e mettere in campo il massimo del coordinamento perché le forze di polizia "siano più ampiamente presenti su tutto il territorio". E' lo spirito della direttiva sui comparti di specialità delle forze di polizia e sulla razionalizzazione della dislocazione dei presidi, varata dal ministro dell'Interno Marco Minniti. Il piano ha ricevuto il parere positivo del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica.

“Se vogliamo affrontare il tema dell’immigrazione dobbiamo cancellare il termine ‘emergenza’ perché è un fenomeno epocale”. Marco Minniti è deciso nel sostenere la propria linea su Libia, Ong e accoglienza e, pur con il realismo che affiora da molte considerazioni, si spinge a dire che “per la prima volta comincio a vedere la luce in fondo al tunnel. Non so se sono troppo ottimista”. La conferenza stampa ferragostana del ministro dell’Interno era attesa più degli altri anni per quanto sta accadendo nel Mediterraneo e in Libia oltre che per tutti gli altri temi della sicurezza, tra i quali spicca l’annuncio di una direttiva per il coordinamento delle specialità e della presenza sul territorio di tutte le forze di polizia, direttiva rivoluzionaria che metterà in pratica quello di cui si discute da anni: Polizia nei capoluoghi e Carabinieri nel resto del territorio.

Flussi migratori e aiuti alla Libia

Di fronte a un fenomeno epocale, l’obiettivo resta quello di governare i flussi migratori considerando “la sicurezza dei cittadini e l’accoglienza”. Minniti ha sottolineato il lieve calo dei primi sette mesi e mezzo dell’anno (-4,15 per cento) anche se a luglio gli arrivi sono dimezzati rispetto al 2016 e nei primi 15 giorni di agosto siamo al 71 per cento in meno. “E’ ancora presto per una valutazione strutturale”, ha aggiunto il ministro secondo il quale però resta fondamentale il controllo delle acque territoriali da parte della Libia stessa e quello delle frontiere sud, definite nuovamente “frontiera sud dell’Europa”. Il 28 agosto si terrà la prevista riunione dei ministri dell’Interno di Italia, Libia, Ciad, Mali e Niger ed entro il mese ci sarà anche la seconda riunione con i sindaci libici che segue quella del 13 luglio, quando presentarono proposte di sviluppo economico, alternativa indispensabile al “reddito” derivante dal traffico di esseri umani. Nel frattempo l’ambasciatore in Libia, Giuseppe Perrone, distribuirà aiuti umanitari ai sindaci di Sabratha e Zwara. “Qualcuno dimentica che tra il 28 e il 29 giugno 27 navi sbarcarono 12.500 migranti: i flussi non governati minacciano la sicurezza dell’Italia. Governare i flussi è difficilissimo, ma non impossibile”.

Ong e campi profughi

Oggi in mare ci sono le sette navi delle cinque Ong che hanno firmato il codice di condotta, contestato da altre tre organizzazioni che dunque non possono usare le loro tre navi (una delle quali sequestrata a Trapani). Non c’è stato quindi nessun crollo nei soccorsi, ha sottolineato Minniti che ha di nuovo provato a sgombrare il campo dalle polemiche ricordando che il codice è stato voluto all’unanimità dal Parlamento (commissione Difesa del Senato), approvato dall’Ue e solo dopo sottoposto alle Ong. “Oggi non c’è una situazione di emergenza nel Mediterraneo centrale – ha spiegato -, se dovesse esserci sarà fondamentale il coordinamento della Guardia costiera italiana. Ma la Guardia costiera libica deve avere il coordinamento di ricerca e soccorso nelle proprie acque territoriali”. Non sfugge la situazione drammatica dei campi profughi in Libia le cui condizioni sono pietose, tanto che l’esperta Onu Agnes Callamard sostiene che l’Italia violerebbe gli obblighi in materia di diritti umani limitando il salvataggio in mare. “Le condizioni di vita di chi resta in Libia sono l’assillo mio e dell’Italia – ha detto Minniti – e per questo stanno cominciando a lavorare lì l’Oim e l’Unhcr. Italia, Ue e Germania stanzieranno 200 milioni di euro solo per l’accoglienza curata da queste organizzazioni internazionali”. Certo è che il problema in generale necessita di “risorse adeguate alla sfida” e, così come l’Europa ha fatto proprio l’approccio italiano, “ora bisogna essere conseguenti con attività umanitarie ed economico-sociali”.

Sicurezza interna e terrorismo

La riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, con i vertici delle forze dell’ordine e dell’intelligence, ha avuto un menù ricco. I dati indicano un calo dei reati, ma l’obiettivo di Minniti è “avvicinare le statistiche al sentimento dell’opinione pubblica”, cosa diversa anche dalla “percezione di sicurezza”. Quest’anno l’andamento indica un meno 12 per cento dei delitti in generale, meno 15 degli omicidi, meno 41 per cento in particolare di quelli commessi dalla criminalità organizzata, meno 11,3 di rapine e meno 10,3 di furti mentre sui femminicidi il calo del 15,1 per cento non vuol dire essere soddisfatti. Dopo il G7 di Taormina e l’anniversario dei Trattati di Roma, a ottobre ci sarà un imprevisto vertice G7 dei ministri dell’Interno. Sul fronte del terrorismo, “la minaccia resta alta, ma non c’è alcuna traccia di minaccia imminente” ha precisato il ministro. Il sistema integrato tra intelligence, forze dell’ordine e forze armate sta dando ottimi risultati e quest’anno ci sono state già 67 espulsioni di soggetti a rischio, con un aumento dell’81 per cento rispetto al 2016 (199 espulsioni dal gennaio 2015), uno “strumento preziosissimo”. Resta intensa l’attività antimafia con 1.100 arresti quest’anno, tra i quali 30 latitanti, e sarà intensificata la prevenzione degli incendi che sono aumentati del 70 per cento con 1.000 interventi al giorno in media: per il controllo del territorio Protezione civile, Vigili del fuoco e Carabinieri useranno di più le nuove tecnologie.

Coordinamento delle forze di polizia

Un annuncio sottovalutato nella conferenza stampa è stato quello di una direttiva del ministro per il coordinamento delle specialità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e per una più efficiente presenza sul territorio. Minniti ha ricordato i precedenti degli allora ministri Giorgio Napolitano nel 1998 (ma in quel caso le motivazioni furono politico-giudiziarie…) e Beppe Pisanu nel 2006: lo scopo è “superare ridondanze e sovrapposizioni”. La direttiva attua il decreto legislativo 177 del 2016, che tra l’altro ha previsto l’assorbimento dei Forestali nei Carabinieri, e punta a evitare doppioni tra le specialità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e anche doppioni tra poliziotti e carabinieri nelle città. Le “specialità” sono molteplici: dal controllo delle comunicazioni alle sofisticazioni alimentari, dalla sicurezza sul lavoro a quella del mare, dalla sicurezza stradale e ferroviaria a quella dei mezzi di pagamento. Oggi ogni forza di polizia ha una sua vocazione maturata negli anni e i doppioni verranno eliminati, così come si arriverà a razionalizzare i presidi decidendo in base alle esigenze di ciascuna zona e puntando ad “assicurare una presenza coordinata che privilegia l’impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell’Arma dei Carabinieri nel restante territorio”, come spiega una nota del Viminale. Una riorganizzazione estremamente complessa che lascia prevedere la necessità di governare “flussi migratori” anche tra le forze dell’ordine.

Fonte: Formiche.net

Argomento: 
Forze di Polizia