Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Dalle incertezze sul  riordino delle carriere al blocco contrattuale il passo è breve. “Per il Silp Cgil – afferma il segr. Gen. del Silp  Tissone – c’è una direzione obbligatoria cui bisogna andare: un reale riconoscimento delle funzioni di chi, da troppo tempo, aspira ad una ‘giusta valorizzazione della propria professionalità’ connessa ad un miglior servizio da rendere al Paese. Avere il contratto bloccato da oltre 7 anni non significa solamente una perdita in termini di potere d’acquisto ma, per il comparto sicurezza, significa anche non adeguare gli strumenti normativi che permetterebbero un adeguamento ai nuovi contesti e alle sfide future vedasi, una su tutte, il contrasto al terrorismo.

 

 

Come se il tempo passasse invano. La pausa estiva ormai è  tutt’uno con il resto del calendario. Come ti sei lasciato, ti ritrovi con tutti i problemi irrisolti. “Siamo al solito copione”, ci dice Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, il sindacato di polizia. “Ogni volta – prosegue – sembra si riparta da zero. In particolare ciò avviene per quanto riguarda i lavoratori, i sindacati, il rapporto con le controparti, con il governo in particolare che si sfila. Riannodare i fili di un discorso è molto difficile.  Ma come sempre noi siamo pronti ad affrontare gli impegni dell’autunno”. Particolarmente difficile quando si tratta di problematiche che riguardano in prima persona il governo. Possono passare mesi attorcigliandosi sempre più su problemi importanti che riguardano i lavoratori di servizi pubblici, importanti, vitali per i cittadini, per le  città grandi e piccole. Alla ribalta delle cronache torna  il confronto fra sindacati e governo sui problemi del lavoro, i contratti dei “pubblici” bloccati, delle pensioni, della flessibilità in uscita. Flessibilità, parola chiave della attuale situazione economica del Paese, alla base della politica del governo, che ha bisogno di interventi della Ue per sistemare i conti, mettere a punto la legge di stabilità, per dare corpo agli impegni presi . Sono tanti i miliardi che mancano al bilancio pubblico, debito in salita costante, occupazione che invece di aumentare cala, crescono i voucher, i contratti a tempo  determinato, il fallimento del jobs act.  I  problemi da affrontare, i migranti, l’accoglienza, la lotta al terrorismo, la sicurezza dei cittadini, per non parlare del dibattito, o meglio dello scontro, sul referendum costituzionale e sulla legge elettorale.

Si gioca una partita fondamentale per la sicurezza dei cittadini

Ci sarebbe bisogno di altro, un altro clima. Invece siamo al “copione” di sempre, come ci dice  Tissone.  Lo sollecito sul mancato rinnovo del contratto di lavoro bloccato dal 2010 così come per tutti i lavoratori del pubblico impiego. “Ne parliamo dopo – risponde – perché anche il contratto da rinnovare non può non tener conto del ruolo che svolgono le forze di polizia”. Partiamo allora dal riordino, una parola chiave  sulla quale si gioca una partita fondamentale per la sicurezza dei cittadini, contro la  criminalità, la corruzione, quella di “tutti i giorni”, episodi grandi e piccoli. “La legge 121, varata oltre 35 anni fa – ricorda Tissone – immaginava una forza di Polizia con una cultura di natura civile. A tal scopo, tra l’altro, venne  istituita la nuova – e fino allora inedita – figura dell’Ispettore. Con questo vi era l’intento di accrescere anche il livello medio culturale del personale di Polizia al fine di porlo al servizio dei cittadini. Un concetto nuovo e moderno con una figura autonoma, professionalmente preparata e da impiegare sul versante dell’investigazione che rispondesse a caratteristiche di indipendenza attraverso una selezione riservata a giovani diplomati provenienti dalla vita civile. Oggi è necessario, più che mai, ripartire da questi concetti elevando la professionalità e la dignità del personale, ad ogni livello. Investire nel livello culturale e nella formazione è, quindi, strategico e un riordino che immagini le forze di Polizia del futuro, non può che partire da tale assunto”.

Dalle incertezze sul riordino delle carriere al blocco contrattuale

Dalle incertezze sul  riordino delle carriere al blocco contrattuale il passo è breve. “Per il Silp Cgil – riprende Tissone – c’è una direzione obbligatoria cui bisogna andare: un reale riconoscimento delle funzioni di chi, da troppo tempo, aspira ad una ‘giusta valorizzazione della propria professionalità’ connessa ad un miglior servizio da rendere al Paese. Avere il contratto bloccato da oltre 7 anni non significa solamente una perdita in termini di potere d’acquisto ma, per il comparto sicurezza, significa anche non adeguare gli strumenti normativi che permetterebbero un adeguamento ai nuovi contesti e alle sfide future vedasi, una su tutte, il contrasto al terrorismo. E ciò in termini di efficienza sul versante dei servizi resi al cittadino”. Dal maggio 2010 il  contratto, come quello dei lavoratori di tutto il pubblico impiego, è bloccato nonostante la sentenza della Corte Costituzionale del giugno 2015, che dichiarava illegittima la prosecuzione di un simile blocco. Ad oggi da parte del governo non si dà alcuna certezza sui futuri stanziamenti. Questione posta proprio in questi giorni da Cgil,Cisl, Uil al tavolo di confronto con il ministro Poletti e il sottosegretario  alla presidenza del Consiglio, Nannicini, in cui si discute di flessibilità in uscita per quanto riguarda l’età pensionabile, lavoratori precoci, 

 

minimi, 14° mensilità. Ma ancora sulle risorse non è stata data risposta. Un nuovo incontro è previsto per martedì 27 settembre. “Da questa data – sottolinea il segretario generale del Silp Cgil – con l’assestamento di bilancio potremo avere già una prima previsione in merito ai futuri stanziamenti che il governo, attraverso ripetuti proclami, dichiara di aver quantificato.

Occorre sapere per certo quante risorse sono previste nella legge di stabilità

Ma la data che più ci preoccupa è quella del 14 ottobre, giorno in cui “sapremo per certo” se nel disegno di legge di Stabilità 2016 saranno presenti o meno le risorse necessarie a realizzare un rinnovo degno di questo nome”. Ricorda che l’ultimo contratto risale al 2009 e che il trattamento stipendiale e le indennità accessorie erogate al personale del comparto sicurezza risalgono, purtroppo, a quel lontano periodo. “Solo questo – prosegue – sarebbe un motivo sufficiente per chiedere al governo di coinvolgere le organizzazioni sindacali in una discussione, la più ampia possibile, al fine di comprendere qualcosa rispetto all’entità degli stanziamenti futuri. E, soprattutto, alla luce di quello che sarà il destino del contributo straordinario di 80 euro, che non può, anche questa volta, venire unilateralmente dettato dal governo. Pretendiamo, infatti, di poter avviare un serio ragionamento su come stabilizzare una tale somma riconosciutaci grazie all’impegno e alla professionalità delle migliaia di operatori delle forze dell’ordine che assicurano, giornalmente, una infinità di servizi alla collettività intera”. Poi Tissone precisa: “Gli 80 euro netti, erogati attraverso una riduzione della trattenuta Irpef, non rientranti nel m

ontante imponibile, non sono pensionabili. In un sistema prevalentemente contributivo, non conteggiare circa il 5% del trattamento stipendiale netto comporta, quindi, un inaccettabile decremento del trattamento pensionistico”. Infine, non essendo strutturale, tale contributo vale solo per l’anno 2016, venendo corrisposto “nelle more dell’attuazione della delega sulla revisione dei ruoli delle Forze di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle Forze armate. Sulla revisione dei ruoli, dopo la proroga della delega – prosegue – siamo in attesa di una prossima convocazione che chiarirà, anche, l’esatta quantificazione degli oneri necessari alla realizzazione del progetto”.

Pessimista o ottimista? Siamo pronti alle nuove sfide che si presentano

Buttiamo lì una domanda:  pessimista o ottimista? “Difficile dare una risposta. Certo il clima non ci sembra dei migliori. Sono purtroppo lontani i positivi risultati ottenuti dal sindacato con lo sblocco degli automatismi e la mancata armonizzazione delle pensioni del comparto sicurezza. Però  va sempre ricordato che – qualora non si fossero vinte tali battaglie -, ci troveremo oggi davanti un quadro ancor più desolante di quello attuale, motivo per cui dobbiamo tenacemente prepararci, fin d’ora, alle nuove sfide che si presentano consapevoli dei risultati finora ottenuti che, negli anni passati, ci parevano irraggiungibili”.

 

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Sindacati ffpp