Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Con il primo via libera dell'Aula del Senato alla Riforma sulla Pubblica Amministrazione passa anche la delega al Governo che attribuisce le visite fiscali sui dipendenti pubblici all'Inps per garantire maggiore efficienza dei controlli.
L'obiettivo del Governo è istituire, in tal modo, un 'Polo Unico' in capo all'Istituto previdenziale che gestisce le visite fiscali e il controllo dei certificati medici sia nel settore della PA che nel settore privato (sino ad oggi l'attività di verifica e controllo nel pubblico è svolta dalle ASL).

 

Il Governo avrà dunque le mani libere per riorganizzare "le funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti pubblici, al fine di garantire l'effettività del controllo, con attribuzione della relativa competenza all'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale". 

Si prevede inoltre che per tale attività vengano attribuite all'INPS le risorse attualmente impiegate per lo stesso fine dalle amministrazioni pubbliche e che per l'espletamento di queste nuove funzioni si faccia ricorso ai medici iscritti nelle liste speciali ad esaurimento istituite con il decreto del 2013 sul pubblico impiego (Dl 101/2013). Tali liste comprendono il personale medico che alla data dell'entrata in vigore del DL 101 risultava inserito negli elenchi istituiti dal decreto legge n. 463 del 1983, il quale disponeva che per l'effettuazione delle visite mediche di controllo dei lavoratori l'Istituto nazionale della previdenza sociale istituisse presso le proprie sedi liste speciali formate da medici, a rapporto di impiego con pubbliche amministrazioni e da medici liberi professionisti, ai quali possono fare ricorso gli istituti previdenziali o i datori di lavoro.Sindacati ed opposizione hanno osteggiato la misura bollandola come "un falso problema":

Secondo la Cgil, i dipendenti pubblici, al contrario di quelli privati, sono penalizzati dal fatto che iniziano a perdere soldi in busta paga a cominciare dal primo giorno di malattia: "questo - prosegue - e' un fatto discriminatorio e che comunque ha portato a una riduzione dell'assenteismo gia' a partire dal 2008".


 

Argomento: 
Attualità e Politica