Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Il responsabile sicurezza del PD On. Emanuele Fiano, a margine dell’approvazione del DDL che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura, ha twittato: “La Camera approva la legge che introduce il delitto di tortura. Italia vicino all’Europa”. Nel mentre, quasi in contemporanea, in Commissione Difesa della Camera, l’On. Rosa Villecco , replicando al Professor De Sena (che aveva appena specificato come la Corte EDU avesse precisato che non si può negare il diritto sindacale ai militari) ed al Presidente Imposimato (che aveva invece evidenziato la necessità di un sindacato nel mondo militare anche per scongiurare derive autoritarie o eversive portando ad esempio “Gladio” e “P2”), afferma tutt'altra cosa...."Le sentenze CEDU sul diritto sindacale per i militari riguardano i francesi....in italia vige uno strumento di rappresentanza più avanzato e.....i sindacati presidi democratici?   i sindacati ci sono ma la Diaz è successa lo stesso …”

Di Gianluca Taccalozzi

Le sentenze della Corte EDU stanno facendo emergere un quadro “desolante” della nostra legislazione in tema di sicurezza e giustizia. Sovraffollamento delle carceri, trattamento dei detenuti, lunghezza dei processi. Ora anche i “fatti della Diaz” e presto anche i diritti del personale militare.

L’Europa però non ha scoperto nulla, le criticità affrontate dalla CEDU, infatti erano già ben note, almeno gli addetti ai lavori, ma come al solito la nostra (debole) politica ha preferito non affrontarle per tempo e rimandare tutto sino all’arrivo del “pretesto europeo” indispensabile per superare le resistenze corporative o lobbistiche, senza perdere consenso. Tutto secondo la solita frase “E’ l’Europa che ce lo chiede …”, che in realtà significa “Fino ad ora ho potuto chiudere un occhio, ma adesso …”.

Che la legislazione italiana non fosse in linea con i Trattati internazionali in materia di reato di tortura era evidente, ma c’è voluta una sentenza della CEDU per “imporre” alla politica di affrontare l’argomento o, meglio, per fornire alla politica il pretesto” da opporre alle resistenze dell’ambiente della sicurezza.

Che la legislazione italiana in tema di diritti dei militari ed in particolare di poliziotti militari, è anacronistica (per usare un eufemismo!) e non rispondente ai Trattati internazionali lo si sa da anni ma anche in questa materia la politica ha sempre fatto “orecchie da mercante”. In questo caso però, anche di fronte a due precise sentenze della Corte EDU, la politica (in particolare il PD) ed il Governo stanno affrontando a situazione in maniera diametralmente opposta.

Il responsabile sicurezza del PD On. Emanuele Fiano, infatti, a margine dell’approvazione del DDL che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura, ha twittato: “La Camera approva la legge che introduce il delitto di tortura. Italia vicino all’Europa”. Nel mentre, quasi in contemporanea, in Commissione Difesa della Camera, l’On. Rosa Villecco , replicando al Professor De Sena (che aveva appena specificato come la Corte EDU avesse precisato che non si può negare il diritto sindacale ai militari) ed al Presidente Imposimato (che aveva invece evidenziato la necessità di un sindacato nel mondo militare anche per scongiurare derive autoritarie o eversive portando ad esempio “Gladio” e “P2”), affermava:

… il punto fondamentale … è la necessità di una riforma della rappresentanza militare che vede una legge che noi ritenevamo insomma superata dalla realtà di trentasei anni fa … Io vi confesso che in effetti ho sempre ritenuto in effetti che questa legge andasse modificata e dal 2006 che sono in Parlamento ho tentato varie volte di arrivare ad una discussione di una modifica di una riforma della rappresentanza, quindi credo ancora come relatore di questo provvedimento questa cosa possibile e soprattutto auspicabile … enon quindi in relazione alla ricaduta o meno che … le sentenze della CEDU abbiano nei confronti anche del nostro ordinamento anche se la condanna è verso la Francia … Lo dico perché entrambi i nostri interlocutori sono di elevata professionalità e di grande caratura quindi consapevoli entrambi di contesti totalmente differenti. Vorrei ricordarlo per chi magari conosce un po’ meno l’ordinamento francese che le sentenze della CEDU cadono nei confronti della Francia con diciamo una condanna cui lo Stato non si oppone e capisco anche perché, perché l’ordinamento francese non prevede una vera e propria rappresentanza militare, non l’ha mai prevista, bensì aveva dei militari all’interno di due consigli … tutti nominati dall’amministrazione della Difesa … vorrei dirlo perché … ciò che sembra magari dal nostro punto di vista interno  … vetusto e superato a volte può essere rispetto ad altri anche a gradi Paesi europei stranamente più avanzato … Questo non significa, quello ho detto in premessa, cioè la volontà fortissima del legislatore… invece di portare a una modifica sostanziale della Rappresentanza Militare come oggi abbiano in Italia dove ci sono … una serie di  situazioni e strutturazioni ben diverse da quella francese … sicuramente mi sembra che nell’ordinamento nazionale francese ci si stia ponendo nella prospettiva del riconoscimento di associazioni professionali e quindi qui è la mia domanda … se è giusto che noi valorizziamo fortemente … la rappresentanza militare … in termini di maggiore ruolo all’interno delle proprie amministrazioni … quali secondo voi … quali e quanti devono essere quegli obblighi … degli ordinamenti nazionali nel limitare nel limitare … proprio perché in funzione di una cosa … che è presente nella sentenza della Corte Costituzionale eche secondo me questa non è stata superata dalle sentenze CEDU … il servizio reso in un ambito speciale come quello militare ora questo punto secondo me non è stato superato perché di specificità ancora nel mondo militare si parla anche per garantire e tutelare i diritti del mondo militare … quindi la specificità è un elemento che gli stessi militari riconoscono come per loro un principio di garanzia per la loro funzione pertanto vale anche nella questione degli obblighi e non soltanto nella tutela dei diritti ritengo che quindi sia il vero punto di rilevanza per noi … per come noi prevedere … diciamo questo testo unificato … quale è il punto di bilanciamento tra quindi questa funzione precipua specifica, specificità termine forse anche abusato ma usato fortemente dal mondo militare e nello stesso tempo però la garanzia dei loro diritti … e anche per quanto riguarda (sindacato come garanzia di presidio democratico ndr.) ed io su questo sottoscrivo che cosa ha detto il Presidente Imposimato ma lo sottoscrivo oggi in una giornata particolare … dopo la sentenza sulla Diaz, lei lo ricordava per tempi molto bui per questo Paese oggi per la sentenza sulla Diaz ci siamo ritrovato nella stessa situazione carenze, vuoto legislativo che non ci ha permesso di avere colpevoli e condannati se non i pochi ecco io quindi condivido pienamente la sua impostazione però ribadisco Gladio e neanche la Diaz saremo riusciti a risolvere … smilitarizzammo la Polizia e i sindacati ci sono ma la Diaz è successa lo stesso …”

Le dichiarazioni dell’On. Villecco offrono alcuni importanti spunti di riflessione sull’atteggiamento politica di fronte ad una questione molto delicata quale è quella relativa alla democraticità delle Forze Armate e delle Forze di Polizia e su come questa discussione sia ormai “pericolosamente e inopinatamente” confinata nel solo ambiente “Difesa (Ministero, Commissione, Partiti, Amministrazioni e Rappresentanze Militari), come se interessasse solo il personale delle Forze Armate e non anche la maggior parte dei poliziotti ed i cittadini.

Il PD (almeno quello “Difesa”) non crede che il sindacato di Polizia abbia risolto il problema della democraticità delle Forze di Polizia ed, allo stesso tempo, pensa che anche il sistema della Rappresentanza Militare sia superato ed anacronistico. Bene, allora invece di mantenere in vita due sistemi inefficaci, puntando il dito sul sindacato di polizia e difendendo l’istituto della R.M., perchè non pensa a come trovare una soluzione migliore per tutti?

Il PD “Difesa” non ravvede nelle sentenze CEDU che hanno condannato la Francia l’obbligo per il legislatore italiano di riconoscere il diritto sindacale al personale militare. Ma non sarà che, in fondo in fondo, il PD “Difesa” sta solo cercando di non vedere quell’obbligo e si sta impegnando a portare nella discussione ogni possibile giustificazione o appiglio giuridico (quella dei “contesti totalmente differenti” tra legislazione francese e italiana è davvero ridicola) a conforto di questa tesi? Cioè, siccome non è favorevole al contenuto delle sentenze, a differenza di quanto avvenuto per l'introduzione del reato di tortura, preferisce dire che non si applicherebbero.

Secondo il PD “Difesa”, la “specificità” è l’ostacolo, non rimosso dalla Corte EDU, che impedirebbe il riconoscimento dei diritti sindacali ai militari. In realtà, la Corte EDU ha detto che non si può negare il diritto di associazione sindacale ai militari e che, per la specifica funzione, si può solo limitarne l’esercizio.

Tra l’altro, la specificità deve (o dovrebbe) essere fatta di pesi e contrappesi complementari. Per i Finanzieri questo non avviene, in quanto soffrono le limitazioni pensate per le Forze Armate e per la funzione di Difesa (che non svolgono) e godono delle stesse condizioni economico e previdenziali dei Poliziotti civili. Un elemento che, seppure rappresentato dal Co.Ce.R. Gdf in sede di audizione, non sembra essere minimamente considerato nel dibattito parlamentare in corso presso Commissione della Camera.

Staremo a vedere quale testo uscirà dal Comitato Ristretto, ma la sensazione è che per veder riconosciuti i diritti sindacali ai militari (ed avvicinare l’Italia all’Europa anche in questa materia) bisognerà attendere ancora diversi anni, con altri ricorsi, altre sentenze ed altre (sicure) condanne per lo Stato Italiano. Intanto gli eventi porteranno i Finanzieri di fronte ad un bivio: “o vi va bene questa soluzione, o dovete uscire dal mondo militare”.

Gianluca Taccalozzi

Delegato Cocer Guardia di Finanza

Argomento: 
Attualità e Politica