Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Finalmente ci siamo! Il prossimo giovedì 23 febbraio lo schema di decreto relativo al riordino delle carriere, unitamente al nuovo Testo Unico sul pubblico Impiego, sarà portato in Consiglio dei Ministri.In queste ore si sta lavorando a ritmi serrati per risolvere l’ultimo fondamentale nodo: mantenere gli “80 euro” oppure finanziare norme transitorie “ad hoc” dedicate solo ad alcune figure. Le due cose sono “alternative”, atteso che non ci sono le risorse per garantire tutto.Il progetto di riordino elaborato a novembre senza i 480 milioni di euro del bonus, infatti, aveva un fabbisogno finanziario di circa 600 milioni (420/450 milioni sugli incrementi parametrali e 150/180 milioni sulle carriere e sul superamento della c.d. omogeneizzazione) e non prevedeva alcuna norma transitoria di favore, ma solo un transitorio “tecnico” per gli avanzamento a scelta tra M.C. e M.A. e tra M.A e Lgt.) finalizzato ad evitare scavalcamenti.     

La legge di Bilancio 2017 ovvero il relativo dpcm di spacchettamentolibererà:

per il 2017: 480 milioni di euro per prorogare il bonus e circa 200 milioni per il riordino che, sommati ai 119 milioni non spesi nel 2016 ed ai 119 milioni del 2017 appostati dalla Finanziaria 2004 ed ai risparmi Madia e Legge 244/2012, porteranno ilfinanziamento complessivo per il riordino a circa 500 milioni di euro;

dal 2018: 780 milioni di euro per il riordino (480 milioni ex bonus e 300 extra riordino) che sommati ai 119 milioni di euro della finanziaria 2004 ed ai risparmi Madia e Legge 244/2012, porteranno il finanziamento complessivo a 977 milioni di euro.

In buona sostanza dal 2018 i 480 milioni di euro del bonus saranno stabilizzati, e dirottati sul riordino come veicolo legislativo per la stabilizzazione degli “80 euro”, almeno queste erano le premesse.

In queste ore, tuttavia, vari “gruppi di pressione” stanno tirando per la giacchetta Rappresentanze e OO.SS. ed Amministrazioni per vedere inserite nel riordino alcune particolari disposizioni transitorie: riconoscimento giuridico degli accorciamenti di carriera per Brig. Capo, Brig e App. sc., accorciamento dei periodi minimi per l’avanzamento a Mar. Aiutante per i Mar. Capo o a Luogotenente per i M.A. – 8, ecc., ampliamento della platea e del numero dei posti nei concorsi interni, ecc., ecc..

Ora, premesso che una quota parte (100/110 milioni di euro) dei 480 milioni di euro del bonus sarà già “mangiata” dal riordino (atteso che già il progetto di novembre costava circa 600 milioni ed il finanziamento complessivo è di 977 milioni e non di 1.087 milioni), bisogna decidere come e dove destinare dal 2018 i restanti 380 milioni di euro ex bonus:

finanziare la decontribuzione dell’accessorio e/o adeguati incrementi della Tabella parametrale, mantenendo il progetto di riordino senza nessuna norma transitoria “ad hoc”;

prevedere e finanziarie nel riordino norme transitorie “ad hoc”a beneficio di particolari categorie di personale.

E' ovvio che più si finanzia il primo tipo di interventi più ci si avvicina agli 80 euro netti del bonus e, viceversa, più di finanzia il secondo tipo di interventi e meno ci si avvicina agli 80 euro netti a tutti.

Aldilà della sostenibilità giuridica e politica di tali richieste “particolari”, ritengo che la scelta più corretta sia la prima, non solo perché più equa e rispondente agli accordi dello scorso novembre, ma anche perché consente di evitare che il riordino produca sperequazioni nei confronti del personale più giovane o che ha seguito i percorsi di carriera interna con le regole vigenti (soprattutto in età avanzata), che già così risulta il meno avvantaggiato di tutti.

Senza contare che ogni norma transitoria “particolare” porta con sé inevitabili ulteriori effetti sperequativi. Si pensi, ad esempio, all’iniquità che generebbe il riconoscimento giuridico/economico degli anni di accorciamento di carriera agli attuali Brig. Capo o App. sc. nei confronti degli ex Brig. Capo o ex degli App. sc. pari anzianità già transitati nel ruolo Ispettori o Sovrintendenti con le regole vigenti, i quali non solo vedrebbero facilitate le procedure di avanzamento (concorsi e corsi) rispetto a quelle da loro sostenute ed acquisirebbero (almeno nell’immediato) un incremento parametrale minore rispetto ai colleghi rimasti nei ruoli sottostanti, ma addirittura non si vedrebbero riconoscere nemmeno questo ulteriore beneficio.  

Resta il fatto che, qualora si rinunci (in tutto o in parte) alla garanzia degli 80 euro e si propenda per la seconda soluzione, vanno accolte e finanziate tutte le richieste particolari e non solo alcune… magari solo perché perorate da “gruppi di pressione” più numerosi o solo più “aggressivi”.

Gianluca Taccalozzi - Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza.  

Argomento: 
Attualità e Politica