Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

È in pieno svolgimento la competizione per il posto di consigliere militare del presidente della Repubblica. Al momento l’Aeronautica militare è in pole position con il generale di squadra aerea, Roberto Corsini. L’alto ufficiale attualmente è a capo della direzione per l’Impiego del personale militare della forza armata. Dietro di lui il generale di corpo d’armata dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, già comandante generale dell’Arma. Inoltre, secondo quanto apprende IL VELINO, al Quirinale potrebbe rimanere anche il generale di corpo d’armata Rolando Mosca Moschini, attuale consigliere per gli Affari militari del presidente della Repubblica, ma con un altro incarico: quello di segretario del Consiglio supremo di Difesa. 

Quirinale e la scelta del neo-Consigliere Militare: fra meriti, fiducia e norme!

L’ultimo Consigliere che deve essere ancora nominato dal Presidente Mattarella è quello Militare; alcune illazioni mediatiche, pur nel mondo ovattato del Colle, hanno fatto emergere nomi improbabili di ex-militari – dall’Ammiraglio Di Paola allo stesso Generale Mosca Moschini- che potrebbero vincere “la bambolina”, a scapito di Ammiragli o Generali a tre stelle in Servizio permanente effettivo che avrebbero, oltre al merito, anche diritto e il titolo, ad assumere tale prestigioso incarico. A prescindere dai nominativi dei neo- aspiranti, tutti certamente assai titolati, non esiste un manuale Cencelli per l’attribuzione di tale compito, come avviene per le nomine di Vertice interforze (per la verità anche per la nomina del Capo di Stato Maggiore della Difesa, quest’anno è stato disatteso…), trattandosi d’incarico in cui la fiducia e la conoscenza personale giocano, giustamente, un ruolo non secondario. Essenziale è comunque il rispetto delle norme, e cioè che il candidato venga scelto fra il personale in servizio, come previsto dalla normativa vigente, per ovvie ragioni e per evitare che si perpetuino nomine “troppo personalizzate”, al di fuori delle leggi che valgono per “quasi tutti”, prestandosi altrimenti a critiche non del tutto immotivate. D’altra parte la “fiducia” è elemento fondamentale di coagulo fra il cittadino normale e la cosa pubblica, anche se per l’Italia, come ha evidenziato il “Rapporto annuale sulla sicurezza e sulle insicurezze” prodotto da Unipolis e illustrato ieri l’altro alla Camera, denuncia un livello davvero poco invidiabile ed accettabile in quanto “il primato della sfiducia nello Stato nel suo complesso, va proprio all’Italia, dove l’attaccamento alle Istituzioni nazionali si ferma ad appena il 14% “ mentre in altri Paesi come la Francia, la Polonia e la Gran Bretagna si attesta intorno al 40%, e in Germania intorno al 65%: anche se i sondaggi vanno presi con le molle, questi dati devono farci meditare tutti, a partire dai vertici! Dunque, da un lato la norma, dall’altro la fiducia per tale prestigiosa nomina, e solo per ultimo potrebbero valere i rapporti e le conoscenze personali e amicali. Il corretto meccanismo delle nomine e degli avanzamenti in generale deve essere basato sulla meritocrazia, sull’onestà e sul senso del dovere; meriti soprattutto nell’aver assolto in modo encomiabile Comandi operativi di alto profilo, magari in teatri bellici, mentre quelli derivanti da rapporti utilitaristici con politici a Roma, a Bruxelles o a New York dovrebbero contare assai poco, o nulla. Invece, soprattutto negli Alti gradi, la promozione o l’assegnazione di “incarichi particolari” tiene solo marginalmente conto dei “meriti operativi” in base ai concreti risultati conseguiti e alla leadership dell’individuo, ma spesso sono influenzati non poco dalle conoscenze personali e avvengono per cooptazione non si sa quanto spontanea o spintanea.
E ciò capita anche senza considerare le leggi e regolamenti che rimangono sulla carta, quasi finzioni che valgono per “quasi tutti”, ma non per alcuni che vengono baciati -incredibilmente e nonostante tutto- dalla dea bendata. In particolare chi opera a fianco dei politici diventa “unico e indispensabile” per il Capo di turno e ciò gli consente di ampliare via via il proprio potere, talvolta a dismisura.
Dall’indispensabilità alla cooptazione ( o auto cooptazione) il passo è breve; importante è aver frequentato gli stessi ambienti, magari avere gli stessi amici, fare attività sportiva insieme, facendosi valorizzare molto di più di ciò che si è in realtà, quasi sempre a scapito degli Ufficiali “normali”. Che, ancorché capaci, possono raggiungere gradi elevati al termine della loro carriera, ma non accedere a quegli incarichi esclusivi riservati normalmente ai più intriganti, cioè a chi ha saputo utilizzare la propria funzione nel tempo per aumentare il potere contrattuale nei confronti del politico e rivenderlo al momento opportuno. Spesso il semplice soldato si chiede come mai alcuni Alti incarichi interforze appaiano lottizzati e vengano attribuiti sempre ai soliti, anche se sono “fuori età” (oltre i 63 anni per i tre stelle delle FFAA) mentre gli stessi, per usare un termine odioso ma attuale, dovrebbero essere “rottamati” dopo tale età anagrafica, addirittura senza poter indossare più la divisa, a meno di richiami per emergenze nazionali. A meno di alcune eccezioni, come il Generale Mosca Moschini che, alla veneranda età di oltre 75 anni, è riuscito ad essere nominato già fuori dallo SpE nel 2007 e, quindi a “bruciare” i mandati triennali di 4 generali a tre stelle per oltre 12 anni in incarichi “esclusivi”, compreso quello settennale di Consigliere Militare del Presidente della Repubblica a cui è stato sommato, strumentalmente fin dall’assunzione dell’incarico, anche quello di Segretario del Consiglio Supremo della Difesa. Oltre le norme esistenti e le suddette considerazioni, appare logico evidenziare che il neo- Consigliere dovrebbe essere ancora “fresco” delle problematiche della Difesa, e non certamente esserne stato assente per oltre due lustri, passati magari nelle burocrazie e nelle stanze dei politici. La domanda che sorge spontanea è quindi: perché le norme di questo Paese valgono per tutti, ad eccezione di qualcuno?
E quale esempio diamo se proprio dal Colle vengono fatte deroghe che appaiono agli occhi dei più come clientelismi o comunque amicali, piuttosto che basate sul merito?

Secondo quanto pubblicato ieri da “Il Velino” sembra che il Generale Mosca, pur di rimanere in sella al Colle, proponga addirittura una rivisitazione organizzativa dei Servizi Militari presso il Quirinale, che da 7 anni vedono il compito di Consigliere abbinato con quello di Segretario del Consiglio Supremo della Difesa. Ora, sembra che bisogna tornare all’antica, separando i 2 incarichi da assolvere (sic!) con due singole funzioni, o poteri, sdoppiando ciò che si è fatto finora -alla faccia della “spending review” e della coerenza- così producendo due “cadreghe” di cui ovviamente una dovrà restare -male che vada- comunque appannaggio dello stesso Generale! Pare, dunque, che per i detentori del potere, l’efficienza del sistema e la coerenza contino davvero poco; l’importante è “cadere sempre in piedi” e avere sempre una funzione, quindi un posto, dunque una fetta di potere altolocata, sempre ben remunerata! Una sorta d’implicita raccomandazione autoreferenziale sotto un altro punto di vista, per un posting che gioca un ruolo e quindi un potere nei confronti delle FFAA, pari a quello dei Vertici massimi ambito Difesa, e che comunque -se fosse dato a “chi ha santi in paradiso”- finirebbe per togliere ingiustamente quel posto ad un altro Ufficiale Generale a tre stelle che ne avrebbe pieno diritto e merito. Non ci sono dubbi che tale modifica di sdoppiamento degli incarichi qualora ri-attuata, farebbe storcere il naso a parecchi degli aventi titolo i quali la percepirebbero come una variante “cicero pro domo sua” a favore del suddetto Generale che, evidentemente, potrebbe assumere l’incarico anche in contrasto con il recente decreto Madia, che espressamente lo vieta, in quanto ultra-pensionato. Vedremo che succederà e se anche il Colle opterà per il rispetto rigoroso delle norme esistenti oppure farà prevalere una valutazione personale con un dominio d’intervento amicale e di indispensabilità/ unicità che potrebbe essere interpretato come un comportamento prossimo ad un tiepido scambio di favori.

Egregio Presidente, qui non si tratta di affrontare un problema solo in chiave moralistica, ma oggettiva e che risponda alle leggi e rifletta un senso concreto di giustezza! La sua scelta per il futuro Consigliere Militare/ Segretario del Consiglio Supremo della Difesa dovrebbe cadere su un “unico” Generale/ Ammiraglio tre stelle in SpE che svolge, come ora, la duplice funzione. La decisione è assai attesa da tutti i militari, oltre che dagli aventi titolo e meriti; siamo confidenti che non vedremo risorgere “l’immortale, ternano, Generale Hihglander” ma, con la sua indiscussa esperienza e sobrietà, siamo certi che Lei saprà, scolorando la discussa legalità delle scelte finora fatte, dare anche una benefica scossa a quella “fiducia” così sfilacciata fra il cittadino e le nostre Istituzioni nazionali.

Grillo Scansadore

Argomento: 
Difesa