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Se la pensione pagata dall’INPS ha un importo maggiore di quello dovuto, l’Istituto non può chiedere il rimborso se l’errore è dovuto ai propri calcoli. E’ quanto ha stabilito la Cassazione con una recente sentenza su un ricorso dell’INPS.

 

I Giudici di Piazza Cavour, esaminando un caso tra i tanti in cui l’INPS richiedeva indietro i soldi pagati in più ai pensionati, hanno stabilito che “le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di errore di qualsiasi natura commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato“.

Nel caso specifico la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’INPS contro la sentenza di secondo grado. La corte d’appello aveva infatti riconosciuto ad un avvocato il diritto alla retribuzione e al trattamento di quiescenza corrisposti dall’INPS durante il rapporto di lavoro e l’attribuzione della pensione corrisposta dalla data delle dimissioni del lavoratore, in quanto questi costituiscono diritti intoccabili per fatti successivi.

 

Nel testo della Sentenza fa riferimento al principio di irripetibilità delle pensioni disciplinato dalla L. 88/1989 per cui:

le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di “errore di qualsiasi natura” commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato

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