Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

"Il modello militare che ha in mente SMD è quello “tradizionale”: zero diritti (certi!) a fronte di compensazioni economico-previdenziali (tutte al condizionale, subordinate al reperimento delle risorse)...Un modello lontanissimo dal modello “privatistico” in uso al pubblico impiego e distante da quello speciale in uso alle Forze di Polizia civili. Un modello che non ammette una rappresentanza esterna, il diritto a contrattare, la contrattazione integrativa e la capacità giuridica della rappresentanza. Tutto coerente, tranne che per un solo ed unico elemento: la “contrattualizzazione” della dirigenza militare. ....Resta il dubbio sugli effetti che un’eventuale attuazione dei contenuti del Libro Bianco potrà produrre sul personale della Guardia di Finanza e sui Finanzieri. Nel Libro Bianco non si fa riferimento alcuno alla Guardia di Finanza.."

Con il “Libro Bianco” i vertici militari mettono nero su bianco la loro “visione” delle Forze Armate (CC compresi!?) per i prossimi anni. Aldilà degli aspetti operativi e del metodo (che ho già avuto modo di definire  corretto, coraggioso e lungimirante), da “militare” (ricordo ai molti politici che non lo sanno o che fanno finta di non saperlo che lo sono anche i Finanzieri!), mi interessano gli aspetti relativi alla gestione del personale militare (carriere, diritti e retribuzione) ed ai possibili effetti che ne possono derivare sulla vita professionale dei Finanzieri.

Leggendo i capitoli dedicati alle risorse umane (e mettendoli in relazione con i documenti  in precedenza usciti da SMD (1)  si ha le netta sensazione che i vertici delle Forze Armate intendono ripristinare l’ordinamento militare che “fu” (adeguandolo al nuovo modello professionale), ripulendolo da tutti quegli “inquinamenti” imposti dal pubblico impiego per il tramite del settore sicurezza.

Si capisce come per SMD l’ordinamento militare sia stato “imborghesito” e non sia più rispondente alle esigenze delle Forze Armate e sia arrivata l’ora di rimettere le cose al loro posto.

Per molti anni il settore difesa è stato (ed ha convenientemente voluto esserlo!) vittima dell’evoluzione intervenuta nel settore sicurezza. Orario di servizio, concertazione, stabilizzazione del rapporto di lavoro, legge 104, trasparenza amministrativa, riordini e riallineamenti vari, ecc., sono tutti principi ed istituti che la Difesa ha dovuto subire per l’effetto domino scaturito dalle rivendicazioni del personale delle Forze Armate che inseguiva i vantaggi economici, di carriera e di condizione ottenuti da Carabinieri e Finanzieri i quali, a loro volta, inseguivano i risultati ottenuti dai Poliziotti civili attraverso il sindacato e la contrattazione (sentenza Corte Costituzionale n. 277/1991 e Legge delega n. 216/1992).

Per converso, Finanzieri e Carabinieri si sono visti negare (sentenza Corte Costituzionale n. 449/1999) e si vedono negati (il dibattito parlamentare sulla riforma della rappresentanza va in questa direzione) i diritti sindacali concessi ai Poliziotti civili, proprio in forza delle esigenze di massima operatività e coesione interna tipiche delle Forze Armate.

Ora la Difesa intende fare la voce grossa ed organizzarsi al meglio per quella che è la “sua” funzione e quelle che sono le “sue” esigenze (reattività, massima operatività e massima coesione interna), senza dover più scendere a compromessi con altre esigenze (finanziarie) e con altri settori (sicurezza in primis).

Il modello militare che ha in mente SMD è quello “tradizionale”: zero diritti (certi!) a fronte di compensazioni economico-previdenziali (tutte al condizionale, subordinate al reperimento delle risorse), piramide gerarchica ben definita, promozioni verticali solo in presenza di comprovate esigenze di organico, personale di truppa a tempo determinato con possibilità di carriera limitata sino al ruolo sottufficiali, alimentazione della categoria “sottufficiali” solo interna, indennità di congedo e possibilità reinserimento nel mondo del lavoro per il personale non raffermato, indennità correlate all’effettiva operatività, carriera direttiva e dirigente riservata al personale proveniente dalle Accademie, una legge finanziaria sessennale “ad hoc”, ecc..

Un modello lontanissimo dal modello “privatistico” in uso al pubblico impiego e distante da quello speciale in uso alle Forze di Polizia civili. Un modello che non ammette una rappresentanza esterna, il diritto a contrattare, la contrattazione integrativa e la capacità giuridica della rappresentanza. Tutto coerente, tranne che per un solo ed unico elemento: la “contrattualizzazione” della dirigenza militare. Come dire, “il personale non deve contrattare, ci penso io (Generali)! Poi io (Generali) mi siedo con il Ministero e contratto la mia paga!”. Una circostanza che riporterebbe tutto al vecchio detto: “il personale si lamenta? Aumentiamo la paga ai Generali!”.

Non a caso la questione “Rappresentanza Militare” è affrontata solo al punto 251 del Libro Bianco alla voce “Cittadini e Forze Armate” (come se fosse solo un problema di rapporto con la società civile e non di rapporto di impiego) e, pur evidenziato che si tratta di materia parlamentare, è subordinata al concetto di “specificità”.

In questo contesto resta il dubbio sugli effetti che un’eventuale attuazione dei contenuti del Libro Bianco potrà produrre sul personale della Guardia di Finanza e sui Finanzieri. Nel Libro Bianco non si fa riferimento alcuno alla Guardia di Finanza (nemmeno nella figura in copertina dove sono riportati gli stemmi delle quattro Forze Armate), mentre l’Arma dei Carabinieri è richiamata solo al punto 198 e solamente per garantirne la partecipazione alle missioni internazionali. Ma il problema della Guardia di Finanza rispetto all’applicazione dei contenuti del Libro Bianco è destinato inevitabilmente a porsi.

Gli scenari possibili sono quattro:

  1. un moderno ordinamento militare che si adegui ai principi europei stabiliti dalla Corte E.D.U. (scelta auspicabile quanto improbabile, perché si contrappone nettamente alla visione contenuta nel Libro Bianco);
  2. un ordinamento militare pensato per le esigenze della Difesa secondo i dettami del Libro Bianco (scelta inaccettabile per Finanzieri);
  3. un ordinamento militare “ad hoc” per la Guardia di Finanza e l’Arma dei Carabinieri basato sulla funzione e non sulla forma (scelta che garantirebbe flessibilità e margini di manovra per tutte le amministrazioni militari, ma difficilmente accettabile da SMD);
  4. la smilitarizzazione della Guardia di Finanza (scelta coraggiosa, che però risolverebbe, una volta per tutte, l’ambiguità in cui si trova ad operare la Guardia di Finanza).

La prima fondamentale risposta ci sarà a breve e sarà rappresentata dal testo unificato di riforma della rappresentanza militare che uscirà dai lavori del Comitato ristretto della IV Commissione Difesa della Camera. Da lì si capirà quale sarà il futuro dei finanzieri: più “soldati” o più “poliziotti”?

Gianluca Taccalozzi - Delegato Cocer Guardia di Finanza.

 


(1) vgs. bozza di legge di attuazione del principio di specificità di cui all’art. 19 della Legge n. 183 del 2010 fatta pervenire al Cocer nel mese di maggio 2014).

Argomento: 
Guardia di Finanza