Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Il disegno di legge in discussione al Senato è accompagnato da una serie di emendamenti che di fatto sterilizzano l’azione sindacale in ogni sua forma, addirittura indietreggiando rispetto all’attuale sistema della rappresentanza militare. Isola, inoltre, sempre più il mondo militare dalla società civile. Il contrario di ciò che avviene in politica, sempre di più intrisa di greche e stellette.

IL DISEGNO DI LEGGE SUI SINDACATI MILITARI – E I RELATIVI EMENDAMENTI - NON HA SENSO.

 

(di Rosario Leonardo)

(Ficiesse.it)

Parlando con amici, colleghi e persone che si interessano e che non si interessano della questione dell’apertura dei diritti sindacali ai militari, capita di passare dall’interessamento caloroso da stadio all’indifferenza più totale. In mezzo c’è tutto il resto.

Parliamo di apertura dei diritti sindacali ai militari in un momento in cui la politica sempre più frequentemente affida incarichi “politici” a generali supertitolati e plurilaureati le cui doti non sempre sortiscono gli effetti desiderati. Questa circostanza, per quanto mi riguarda, ha tre effetti collaterali: il primo è che si mette in gioco la democrazia del Paese essendo inconcepibile un rapporto di così stretta vicinanza dei militari al mondo politico. Ciò perché è evidente che vi è osmosi tra i militari più importanti e gli ambienti politici e questo in una democrazia di tipo occidentale – soprattutto se è quella italiana – potrebbe essere poco salutare.

Il secondo è il fallimento del sistema universitario soprattutto di quello elitario e borghese che non riesce a partorire manager degni di questo nome visto che si ricorre ai militari per tentare di risolvere problemi di settori pubblici ed aziende pseudo private.

Il terzo, quello più interessante per ciò che riguarda questa riflessione, è lo straordinario controsenso a cui assistiamo rispetto al varo della legge sui sindacati militari.

Mi spiego meglio: il disegno di legge in discussione al Senato è accompagnato da una serie di emendamenti che di fatto sterilizzano l’azione sindacale in ogni sua forma, addirittura indietreggiando rispetto all’attuale sistema della rappresentanza militare. Isola, inoltre, sempre più il mondo militare dalla società civile. Il contrario di ciò che avviene in politica, sempre di più intrisa di greche e stellette.

E’ chiaro che se i vertici militari sono contiguamente seduti con i politici, la legge che deve regolare le aperture sindacali potrebbe essere contaminata dalle ingerenze degli stessi vertici militari.

Ecco perché questa legge non ha senso, perché questo viene definito dal vocabolario Treccani come la facoltà di ricevere impressioni da stimoli esterni o interni (affine quindi a sensibilità).

Gli stimoli interni, dei vertici, ci sono: quelli esterni, della base, mancano.

Purtroppo le parti politiche, anche quella tradizionalmente legata alla tutela dei lavoratori, hanno rinnegato la loro storia, le loro lotte, le loro tradizioni: hanno perso la sensibilità.

Non ci resta che erigere un nuovo sacello accanto a quello dell’Altare della Patria da dedicare alla Democrazia ed alla Libertà.

Potremo sempre usare i militari in parata per rendere loro omaggio.

 

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