Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Martedi 20 ottobre è venuto a mancare all’affetto della cara moglie Luisa,della adorata  figlia Claudia, dei parenti ed amici, Emilio Ammiraglia, Presidente della Associazione solidarietà Diritto e Progresso.

Il ricordo del Direttore del nostro Giornale.

 

Emilio Ammiraglia ci mancherà.

Nelle ore che seguono la Sua scomparsa, il moltiplicarsi di testimonianze giunte ai familiari e alla Associazione da lui presieduta, raccontano di un uomo che lascia in tutti coloro che lo hanno conosciuto  un vuoto incolmabile.

Nei messaggi e nelle parole espresse da tanti amici, colleghi, esponenti politici, rappresentanti delle associazioni sindacali militari europee, emerge l'immagine di un  uomo , rigoroso, preparato e appassionato per le sue idee,una persona perbene, un combattente per i diritti...

 

Non c'è stato momento – infatti - in cui Emilio non abbia  condotto con  rigore e tenacia la battaglia per il riconoscimento dei diritti costituzionali dei cittadini militari. Perchè per lui la Costituzione era il faro che continuava ad ispirare ogni sua azione,  per il profondo rispetto e riconoscimento che in lui albergava nei confronti di chi aveva lottato fino all'estremo sacrificio per lasciarla in dote a tutti noi.

 

Un impegno che lo ha visto sempre in prima linea fin dagli anni 70 quando indossava l'uniforme di Maresciallo dell'Aeronautica Militare, per proseguire poi , con l'Associazione Solidarietà Diritto e Progresso   nella sua veste di Presidente.

Voleva essere ed era un uomo libero di esprimere le proprie idee ed ha lottato affinchè anche all'interno del mondo militare si diffondesse questa consapevolezza. 

Non accettava la meschinità e gli opportunismi  e si sentiva profondamente ferito dalla scarsa partecipazione che riscontrava oggi tra i suoi  colleghi.

Ma, nonostante la  consapevolezza  delle difficoltà, ha continuato a lottare fino alla fine per gli ideali in cui ha sempre creduto.

 

Era fiero della  sua militanza politica iniziata negli anni 70, fatta con passione ed altruismo, ispirata ai valori del socialismo...quello vero mi diceva; quello di Pertini, di Lombardi...Di quel socialismo, ci teneva a ricordare, che da sempre si è occupato e preoccupato delle fasce più deboli della popolazione, ispirato ai valori della solidarietà, in difesa delle classi dei lavoratori. Emilio credeva in quella politica,  non "glaciale" fatta di grandi ideali, di rapporto con i cittadini, di fatica quotidiana.

La stessa politica di cui oggi Ammiraglia era profondamente deluso ma, il suo profondo rispetto delle Istituzioni, lo ha portato a dialogare fino all'ultimo e al di là delle proprie convinzioni personali,  con tutte le forze politiche,  nella sua estenuante azione  volta alla tutela dei lavoratori militari.

 

Ma perchè  Emilio Ammiraglia che in tanti ricordano con grande affetto e rimpianto, era così amato e stimato? Perchè  la sua era una leadership che esprimeva un insieme importante di valori, professionali e umani, politici e culturali, indiscutibili. Frutto di una formazione e di una pratica di vita e di idee di vera impronta  progressista, libero, orgoglioso della propria indipendenza. Ma che, alla fine, riusciva a confrontarsi con tutte le istanze e  le culture politiche che fanno, della difesa dei diritti e delle libertà, la propria stella polare.

 

Pur stando male, pur essendo debolissimo e sofferente, nelle lunghe telefonate che condividevamo continuava a parlare dei progetti futuri.

Tra questi, l'importante appuntamento che vede,  davanti alla Corte Europea sui diritti dell'uomo,  una azione legale per il riconoscimento dei diritti sindacali nelle FF.AA. voluta fortemente da Ammiraglia e sostenuta dall'intera Associazione.

 

Oggi  in tutti noi oggi vi è l'amarezza  che Emilio non potrà veder concretizzato l'obiettivo da lui perseguito con  passione, coraggio e grande impegno personale.

Il modo migliore che abbiamo di ricordarlo - quindi -  è di proseguire nel cammino da lui intrapreso, fare tesoro delle sue parole e della sua voglia di combattere a testa alta contro tutte le ingiustizie. Quelle della nostra società e della brutta malattia che ce lo ha portato via… 

 

Antonella  Manotti

Direttore de’ il nuovo Giornale dei Militari

 

Riporto di seguito i punti salienti di una e- mail che mi inviò poco prima della realizzazione dell'ultimo convegno organizzato dall'Assodipro nel mese di marzo di quest'anno, presso la sede del Parlamento Europeo:

 

<<Cara Antonella,

nonostante il mio tener duro rispetto al sommarsi dei problemi di salute che mi affliggono, la risalita è lenta e faticosa.... Per il convegno  ho prenotato ottimisticamente l’albergo perchè vorrei essere presente; tutto dipende tuttavia dalle mie condizioni fisiche. Se riterrò di potermi muovere, ci sarò.

Per la tua introduzione al convegno la traccia va bene: il viaggio di Assodipro in questa storia lo conosci bene. Siamo nati nel 1992 , dimettendoci in massa dalle RRMM, in particolare noi dell’A.M della 1^ Regione Aerea in risposta alle arroganti pressioni dei vertici militari dell’epoca nei confronti del Parlamento che, attraverso il comitato ristretto della Commissione Difesa della Camera stava riformando le RRMM con la previsione del riconoscimento del ruolo negoziale. Ci dimettemmo in segno di rispetto verso la centralità del Parlamento pensando che la politica avrebbe saputo reagire alle ingerenza dei vertici militari; quella riforma non andò in porto, perchè la politica non seppe dimostrarsi all’altezza del compito che doveva svolgere, perchè erano in arrivo i tempi di tangentopoli ma soprattutto perchè essa si dimostrò connivente con gli stati maggiori. Da queste premesse l’inizio del processo giudiziario di Assodipro che tendeva alla rimozione dell’art. 8 della 382 che dopo alterne vicende oggi dopo le sentenze CEDU vede aprirsi una nuova stagione di riforme. Guarda caso tutto avviene in contemporanea ai lavori di un nuovo comitato ristretto della comm. difesa camera.

Abbiamo fatto un lungo viaggio; con biglietto di sola andata  hanno provato a confinarci in Siberia. Hanno provato a silenziarci negandoci il diritto di parola criminalizzandoci con quelle schifezze delle veline che facevano circolare nelle caserme; hanno cercato in ogni modo di isolarsi dalla base militare ma......siamo rimasti in piedi a schiena dritta e con  dignità abbiamo continuato a parlare per dimostrare quello che oggi la Corte EDU riconosce. Vedremo la politica quello che saprà fare: riforme dignitose o cosmetiche modificazioni? Sul punto io non sono fiducioso. Gli interessi che si oppongono ad una buona sindacalizzazione dei militari sono notevoli. Per abbattere tutto ci vorrebbe  un coraggio riformatore che non mi sembra di intravedere.

Faremo anche in questa circostanza del nostro meglio; più che parlare chiaro non possiamo. 

 

Alla mia relazione ho  dato un taglio di  riflessione a 360° perchè intendevo parlare a più soggetti; a chi come politici vari e a quanti dentro le RRMM che probabilmente non conoscono lo strumento RRMM nei suoi profili costitutivi. Ho cercato di prenderli per mano facendoli riflettere su ogni aspetto di questa storia dall’inizio fino ad oggi. Nella relazione c’è quanto basta per riflettere; poi non mi illudo di persuadere tutti o di non sentire in avanti qualche soggetto che vorrà ancora parlare di RRMM forte. Mi  interessava anche dare un segnale forte ai palazzi; dimostrare che non siamo proprio privi di materia grigia e che sull’argomento sarà difficile prenderci per i fondelli.

La RRMM in quanto sindacato giallo è irriformabile.

La ricostruzione giuridica che ho fatto è stata necessaria perchè dovevo arrivare alla proposta.

Per digerire quella relazione ci vuole tempo e interesse a capire; intanto abbiamo dimostrato che sulla questione le nostre idee non sono sterili mugugni ma critiche e proposte  che esprimono una buona dose di riformismo democratico. Chi ha naso sindacale o sentito democratico non fatica a leggere in quella relazione una posizione che si può condividere.

E’ invitando tutti a leggerla che dimostreremo che la nostra idealità non è il massimalismo, il radicalismo, il settarismo, ma l’espressione del riformismo democratico che sembra esaurito in tanta parte della sinistra>>

Un caro saluto.

Emilio Ammiraglia     

   

 

Argomento: 
Attualità e Politica