Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Circa un anno fa i senatori della Commissione difesa del Senato, con un atteggiamento un pò "disattento", hanno di fatto consentito l'abrogazione di una norma legislativa che regolamentava 
 la materia dei canoni degli alloggi militari, annullando le tutele per le fasce più deboli degli utenti. Parliamo dell'art. 286 comma 4 del decreto 15 marzo, n. 66; la commissione  nell'esprimere il suo parere sul piano annuale degli alloggi, ha "suggerito" al governo di valutare l'opportunità di sopprimere la norma….Occasione che ovviamente in molti (vedi Comandi periferici!), non si sono fatti scappare approfittando del vuoto legislativo che si è determinato, per ripristinare in toto quanto previsto dal famigerato decreto Crosetto, applicando cioè agli utenti, i canoni di mercato, senza alcun riguardo per
le categorie protette a basso reddito (personale in servizio, in quiescenza, vedove e famiglie con familiari con handicap). Abbiamo rivolto in proposito alcune domande il sen. Aldo DI BIAGIO (NCD-UCD) che ha recentemente  presentato una interrogazione al Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti. 

 

Egregio senatore, con l’abrogazione dell’art. 286, comma 4, del decreto 15 marzo, n. 66 è saltata la norma primaria che garantiva le fasce deboli a basso reddito dall’applicazione dei canoni di mercato. Ciò è scaturito da un intervento che vi ha visto protagonisti in quanto componenti della Commissione difesa del Senato che circa un anno fa, ha di fatto consentito che venissero cancellati d'un colpo, 23 anni di battaglie per regolamentare la materia dei canoni degli alloggi militari. Come è potuto Accadere? Si sente anche Lei un po' responsabile?

Come più volte è stato evidenziato, l’ipotesi di abrogazione era contenuta in un “invito a valutare” presente tra le righe del parere della commissione difesa del Senato allo Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di revisione dell'assetto strutturale e organizzativo delle forze armate, e messa in questi termini sarebbe illogico negare una certa “responsabilità” della commissione stessa di questa deriva normativa. Bisogna però contestualizzare: la proposta di abrogazione del citato comma 4 dell’articolo 286 era stata presentata dai relatori come lo strumento attraverso il quale sarebbe stato possibile eliminare le incertezze applicative sulla già complessa disciplina del pagamento dei canoni degli alloggi di servizio. Dinanzi ad una presentazione di questo tipo, seppur vaga, non poteva non catalizzarsi l’attenzione favorevole di tutta la commissione, malgrado la sussistenza di posizioni avverse, come quella del sottoscritto, che addirittura si era sostanziata in un parere alternativo, ovviamente respinto. Pertanto, se da un lato la commissione, a rigor di logica debba essere inquadrata come “responsabile” in quanto presentatrice del parere “incriminato”, lo stesso non si può dire con riguardo alla mia posizione.

Ma, a mio parere, il problema si colloca ben oltre la questione della responsabilità su di un parere.

In primis, vale la pena segnalare che sull’argomento il Parlamento è ritornato in occasione dell’elaborazione del parere allo Schema di decreto ministeriale concernente il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo evidenziando l’esigenza di una rettifica della norma e che in riferimento alla questione anche il ministero, in più occasioni, ha evidenziato che dalla soppressione della norma, non vi sarebbe stato alcun riflesso circa la configurazione dei canoni delle categorie “in deroga” e la disponibilità più volte manifestata dal ministro Pinotti ne è una chiara prova.

Uno degli aspetti più critici della questione, a mio parere, non va ricercato nella posizione ministeriale quanto invece nella posizione “arbitraria” assunta dai comandi centrali e territoriali, autonomi nella gestione degli alloggi, che hanno dato attuazione all'abrogazione, trasmettendo notifiche di rideterminazione maggiorate dei canoni di affitto degli alloggi, anche a coloro verso i quali la norma prevedeva maggiori cautele.

E’ chiaro che alla base di tutto questo vi è un coordinamento amministrativo non efficace e soprattutto una lacuna normativa amplificata dalla mancata comunicazione dei comandi con il Ministero, verso il quale non è mai giunta una richiesta di chiarimento.

Questo vuoto legislativo ha permesso a vari Comandi di intervenire presso gli utenti con provvedimenti che hanno annullato le disposizioni in vigore , determinando accelerazioni e sconcertanti marce indietro.

Come si pensa di intervenire ora per recuperare la situazione?

La situazione che si è venuta a creare è sicuramente delicata soprattutto in termini di riflesso sulle categorie di utenti che dovrebbero essere tutelate. Tutto questo mi ha spinto dapprima a presentare la questione nell’ambito della legge di stabilità per il 2015, attraverso un ordine del giorno, accolto poi dal Governo che lo impegnava a valutare le opportune misure, finalizzate a porre rimedio alla situazione per garantire l'adeguata tutela alle categorie protette. Successivamente ho indirizzato un’interrogazione al ministro chiedendo di sapere quali iniziative si intenda avviare al fine di colmare la lacuna, prevedendo anche una sospensione delle notifiche di rideterminazione dei canoni in attesa della completa rettifica normativa.

E’ necessario condividere le criticità con i referenti governativi per ragionare, anche congiuntamente, su un quadro legislativo che indichi chiaramente che canone applicare alla categoria “in deroga”, però in perfetta coerenza con quanto sancito dalla norma fino ad ora.

Ci sono a suo avviso spazi per sanare la situazione che sta gettando gli utenti in una condizione di estrema incertezza?

Ritengo che possa essere perseguibile l’ipotesi di un intervento teso a colmare il vuoto legislativo, anche predisponendo, date le evidenti ragioni di urgenza, un norma univoca e chiara nell'ambito del decreto recante il piano annuale di gestione del patrimonio abitativo della Difesa che dovrebbe essere emanato entro il 31 marzo 2015 ai sensi dell'articolo 306, comma 2, del decreto legislativo n. 66 del 2010 e che sarà – anch’esso – oggetto di parere da parte delle commissioni difesa di Camera e Senato.

Lo scenario è senza dubbio complesso, ma l’attenzione sulla questione sarà particolarmente forte e sono certo che quanto prima si arriverà ad una chiarificazione normativa, anche in ragione dell’attenzione finora mostrata dal Ministro.

 

Argomento: 
Alloggi di servizio