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Mancata bonifica di hangar e velivoli: 23 le vittime a Nordest I pm: «Ai lavoratori non fu fornita neanche una mascherina»

Amianto killer nell'Aeronautica per tanti, troppi tanti anni. Bandito nel 1992 dalla produzione industriale dell'Italia – ormai era diffusa la consapevolezza dell’estrema pericolosità del minerale – «l'Aeronautica è rimasta a lungo un mondo separato nel quale il rischio amianto era del tutto ignorato, mentre nel Paese rappresentava una situazione di allarme». E così «in un periodo in cui si moltiplicava la produzione di atti normativi sull’amianto..., si attuavano piani per la bonifica di edifici e impianti industriali..., nell’Aeronautica militare non veniva fornita ai lavoratori esposti nemmeno una mascherina antipolvere». Amara la conclusione della consulenza tecnica scritta da un pool di esperti su incarico della procura di Padova (i medici Arthur Alexanian, Fulvio D’Orsi e Bruno Murer). Anzi tragica. È al traguardo finale l’inchiesta penale che disegna un quadro di negligenze e omissioni a carico dei massimi vertici del Corpo militare, tra il 1988 e il 2004, nella 2ª Regione aerea comprendente Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Una Regione aerea dove le fibre d’amianto foderavano le parti meccaniche dei velivoli, i freni dei mezzi, i carrelli per trasportarli ai vani riservati alle bombe.

E ancora gli hangar come è stato confermato dai sopralluoghi degli stessi pm titolari della complessa indagine, Sergio Dini e Francesco Tonon. Ben 30 gli indagati, con ruoli di responsabilità in quei 16 anni vissuti pericolosamente dall’Aeronautica (il periodo precedente è coperto dalla prescrizione): Capi di Stato Maggiore, direttori dell’Ispettorato logistico sempre dell’Aeronautica e dirigenti del Difesan (Dipartimento di Salute e Igiene delle Forze Armate). Tra loro i generali Mario Arpino di Tarvisio (capo di Stato maggiore tra il ’95 e il ’99); Andrea Fornasiero di Este (1999-2001); Adelchi Pillinini udinese di Cavazzo Carnico (1993-1995); il sassarese Franco Pisano (1986-1990). I reati contestati? Omicidio colposo pluriaggravato e lesioni colpose gravissime. Ben 25 le parti offese: 23 ex militari

sono già morti per mesotelioma e tumori polmonari, altri 2 sono vivi ma colpiti da asbestosi, tutte patologie riconducibili all’esposizione alle fibre d’amianto avvenuta in Veneto in aeroporti e hangar a Rivolto, Aviano, Cordovado, Istrana, Treviso (il Sant’Angelo) e Villafranca Veronese.

Fonte: Il Mattino di Padova

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